Bilancio, tutti un passo indietro per andare avanti. L’onestà non paga il sabato, tantomeno la domenica

di Palmira MancusoPrima si era dimesso, poi aveva ritirato le dimissioni: ora Dario Zaccone, su cui pende un rinvio a giudizio nell’inchiesta sui “bilanci truccati” di Palazzo Zanca, ha un ruolo fondamentale nel delicato momento attraversato dall’amministrazione che, al netto dei ritardi di un bilancio di previsione fermo al 2015, adesso rischia di perdere quei 70 milioni di euro che il Governo dovrebbe trasferire nelle casse comunali, e che risulterebbe indispensabile per continuare ad elargire i servizi che negli ultimi mesi sono stati terreno di scontro sindacale e politico.

dario_zacconeParadossalmente, se i bilanci fino al 2011 (almeno) venivano imbellettati con fondotinta e trucchi pesanti, adesso un pò di cipria sembra scandalizzare chi in nome di una ritrovata verginità non vuole rimanere avvinghiato in macchie di rossetto, di cui deve ancora dar conto al coniuge geloso.

Per coniuge geloso si intende la classe politica che ha preceduto Accorinti nella gestione della macchina amministrativa, che adesso che i conti potrebbero davvero essere risanati, nell’ottica di quel “regime armonizzato” richiesto dal Governo e che ha messo in crisi più di un Comune in Italia, cerca di accelerare la sfiducia creandone il clima.

Accorinti ha fin qui amministrato non “a sua insaputa” come spesso qualcuno commenta, ma più probabilmente ad insaputa di chi è parte integrante del sistema che ha portato la miseria nelle casse comunali e in generale la miseria culturale di un territorio depresso, e che adesso non può più concedere nulla. E la ricomparsa politica di Genovese, con il travaso di consensi e condivisioni che ha subito determinato in Comune e in città, è uno dei segnali di cosa ci aspetta per il dopo-accorinti.

EllerCriticare Eller solo per la “spocchia” da toscano, mentre sciorina in conferenza stampa le tappe di un percorso avviato (conto consuntivo 2015 pronto in giunta, bilancio previsionale 2016, pronto per il parere revisori) chiedendo di non arrestarlo adesso, in vista della scadenza del 30 aprile, da alcuni è stato inteso come una forma di pressione, ma a molti altri appare una serena richiesta di assunzione di responsabilità. E nello stile accorintiano la verità è stata detta facendo partecipi attraverso la stampa i cittadini. Ma ora, il ritardo colpevole di una giunta onesta, vale più della furba destrezza coi calendari che le amministrazioni precedenti gestivano con disinvoltura. E questa è la politica con cui facciamo i conti, quelli che non tornano allorquando assistiamo a nuovi travestimenti, come se la memoria non avesse mai un valore. Il dissesto bisognava chiederlo all’indomani delle elezioni, adesso è solo un suicidio non assistito: del resto un commissario avrebbe dovuto organizzare la stessa macchina amministrativa, con gli stessi ingranaggi e le stesse forze. Solo non ci sarebbe stato alcun indirizzo politico come, invece, la giunta Accorinti, pur nelle complesse dinamiche di una difficile partecipazione dal basso, ha introdotto.

Nel frattempo la riforma dei controlli negli enti locali ha ampliato la funzione di collaborazione dell’organo di revisione degli enti locali, il cui parere è obbligatorio ma non vincolante. I pareri rientrano nella funzione di collaborazione con il Consiglio, anch’esso chiamato a firmare un bilancio ormai di fatto superato. I soldi spesi nel 2015, infatti, non possono essere modificati: in soldoni, sembra dire questa amministrazione, se abbiamo fatto “porcate” denunciateci alla magistratura, ma intanto lasciate passare un documento che nella concretezza è superato. (@Pal.Ma.)

 

 

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