Reitano e la “scuola degli orrori”: una storia semplice

di Palmira Mancuso – Il giornalista può sempre scegliere da che parte stare: coi forti o con i deboli. Questo giornale, per vocazione, sta coi deboli. Che in questo caso sono i bambini di Reitano, un piccolo paese sui Nebrodi, dove la comunità si è spaccata dopo quanto accaduto nella scuola elementare dove le botte erano all’ordine del giorno, immortalate dai poliziotti che sono riusciti a filmare, con telecamere nascoste, quanto accadeva in classe. Un’aula in cui trovano posto bambini di prima seconda e terza elementare, come accade nei piccoli paesi. Nella stessa scuola una seconda sezione, con bambini di quarta e quinta elementare.

Quando la notizia è stata divulgata ufficialmente, era il 25 maggio. Una notizia comunicata senza fare nomi, senza nemmeno indicare che la scuola fosse quella di Reitano. Perchè ci si è chiesti? Sono cautelari attenuate non atti dell’Azione Cattolica.

L’unico modo di scorpire la verità, in questo caso, è andare sul territorio. Fare il lavoro del cronista, quello che una volta non imparavi sui libri, quello che all’università non ti spiegano educandoti alla comodità di un comunicato stampa, e se è delle forze dell’ordine guai a pensare di metterlo in discussione.

Un ottimo lavoro giornalistico ha portato alla pubblicazione dei nomi, ma soprattutto delle parentele di chi è coinvolto, a vario titolo, in una vicenda raccapricciante: perchè prima di arrivare all’intervento della polizia, da tempo chi denunciava non veniva ascoltato o peggio veniva deriso. E oggi quasi si pente di aver sollevato “il polverone”, perchè in paese non tutti sono contenti dell’attenzione mediatica. Perchè?

Eppure ci sono bambini traumatizzati, ci sono famiglie che dovranno ricorrere all’uso di specialisti per cercare di restituire ai figli un po di serenità. E viene in mente il disegno di un bambino che rappresenta la maestra come “moglie di Satana”.

Come spesso accade a certe sicilianitudini, anzichè vedere un intero paese sollevarsi e condannare la vicenda, si registrano tentativi di sminuirla, di passare oltre. Di colpevolizzare quei genitori troppo apprensivi. Che continuassero a badare al proprio negozietto, a lasciare in pace la gente che lavora. Poi che ne sanno di come possono saltare i nervi a fare la maestra in una piccola scuola di provincia.

Una storia semplice, direbbe Sciascia: una storia che stamattina leggiamo su Gazzetta del Sud, dove sempre senza fare nomi e cognomi, si comunica dell’errore da parte dei poliziotti, che indagano dalla lontana Sant’Agata Militello.

Infatti, nella tarda serata di ieri, a poche ore dalla pubblicazione dell’ articolo che porta nomi e cognomi delle maestre coinvolte nello scandalo, e racconta il clima di impotenza  e sfiducia che si respira in paese, diviso tra i Davide e i Golia, giunge la notizia della revoca di sospensione per una delle maestre. In pratica ci sarebbe stato, secondo il magistrato, uno “scambio di persona”. La polizia, dunque, avrebbe sbagliato ad identificare una maestra, moglie di un carabiniere di Mistretta, sede della direzione didattica a cui appartiene la scuola.

Direzione didattica che sempre sulle pagine del quotidiano si difende dalle accuse di non aver prestato attenzione alle lamentele dei genitori.

E mentre in paese il nostro giornalista fa domande, e le supplenti e l’insegnante risparmiata dalle accuse (quella della seconda sezione) vanno via in macchina,  nel frattempo si svolgono gli interrogatori di garanzia nel lontano (geograficamente) Tribunale di Patti.  La “moglie di Satana” ha fatto scena muta e il suo avvocato non ha chiesto misura attenuata. Ottenuta invece dall’insegnante di religione: da sei a 4 mesi. Resta dunque l’uscita di scena della moglie del carabiniere per uno scambio di persona. Ci si aspetta, quindi, che ad entrare in gioco sia la maestra Maria. Mica ci sono così tante maestre a Reitano…

Certo anche lo “scambio di persona” rende ancora più semplice questa vicenda: i poliziotti si sono confusi, i bambini non l’avrebbero riconosciuta, i genitori non potevano ricordare viste le tantissime maestre delle due sezioni pluriclasse della scuola di Reitano, dove il giorno dopo lo scandalo si è recato persino il sottosegretario Faraone. (Anche in quel caso l’agenzia Ansa scrisse che era stato a visitare la scuola “nel messinese”, senza specificare dove).

Scriveva Sciascia: “Nonostante fosse domenica e festa di San Giuseppe, dati anagrafici e catastali, informazioni più o meno confidenziali, affluirono subito alla questura e al comando dei carabinieri. Le stesse o quasi, da fonti uguali o da uguali confidenti: il che se avessero lavorato in concordanza, avrebbero risparmiato a una delle due parti quel tempo e quella fatica che avrebbero potuto più utilmente impiegare. ”

Magari evitando questo assurdo scambio di maestre. Aggiungiamo noi.

 

 

 

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