Omicidio stradale. Garofalo (Ap-Ncd): “chi guida in stato alterato ha in mano uno strumento di morte”

Il 25 marzo 2016 è entrata in vigore, dopo anni di discussioni e dibattiti, la legge sull’omicidio stradale e lesioni personali stradali. Gli articoli 589 bis e 590 bis della legge 41 del codice penale hanno inasprito notevolmente le pene per coloro che causano lesioni gravi o la morte di terzi durante un incidente stradale.

Sono previsti dai 5 ai 10 anni di reclusione se il conducente della vettura si trova in uno stato di ebbrezza medio (superiore a 0,8 grammi per litro ma non superiore a 1,5 grammi per litro), la pena viene aggravata dagli 8 ai 12 anni se il tasso alcolemico è superiore a 1,5 grammi per litro e la sua condizione psicofisica è alterata dall’assunzione di sostanze stupefacenti. La sanzione massima viene imposta se l’omicidio stradale coinvolge più persone e può arrivare fino ai 18 anni di reclusione.

Aumento della pena – Un aumento da un terzo a due terzi della pena è previsto per coloro che non prestano soccorso ̶ non meno di 5 anni per omicidio e 3 anni per lesioni ̶ e per coloro che guidano senza patente o assicurazione. È prevista la revoca della patente sia nel caso di condanna che di patteggiamento: 15 anni per omicidio e 5 per lesioni gravi. Esistono anche delle aggravanti se il conducente non ha prestato soccorso dopo l’omicidio stradale (revoca per 30 anni).

Diminuzione della pena – Se l’omicidio stradale avviene anche per colpa della vittima la pena può essere ridotta fino alla metà.

L’approvazione della legge – Per anni decine di associazioni si sono battute affinché queste norme venissero approvate, associazioni costituite da famiglie distrutte dalla perdita di un figlio o di un fratello, che, nella maggior parte dei casi, si ritrovavano costrette a convivere con l’impossibilità di avere giustizia. «Sono state fatte diverse critiche a questa legge – afferma l’on. Vincenzo Garofalo, vicepresidente della Commissione Trasporti alla Camera – ma ritengo che abbia una direzione ben precisa. Ho sempre tante perplessità quando si fanno le leggi e penso ci siano delle criticità anche in questa , ma l’obiettivo che ci siamo prefissati è quello di lanciare un segnale chiaro: chi si mette alla guida in uno stato di alterazione psicofisica decide consapevolmente di avere in mano uno strumento di morte. Poi ci sono tante altre casistiche che abbiamo studiato, dal superamento dei limiti di velocità nei centri abitati al mancato rispetto del semaforo rosso, che vengono punite con la stessa severità. Chi non rispetta il codice della strada può causare delle tragedie e la politica deve dare necessariamente un segnale».

Lo scopo non è, quindi, quello di dare sanzioni, ma quello di far comprendere cosa può accadere a sé e agli altri se non si rispetta il regolamento stradale, creare una coscienza sulla gravità dei rischi che si possono correre. «Altrettanto importante è fare una campagna di informazione sulla sicurezza stradale – prosegue Garofalo – e iniziare dalle scuole con i più giovani. Già a 12 anni si deve essere coscienti di cosa può accadere se si guida un mezzo in stato di ebbrezza, la società ha bisogno che tutti possano essere liberi di circolare in sicurezza».

@EleonoraCurrò

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