Giampilieri: a sette anni dall’alluvione il ricordo sbiadito delle 37 vittime

Quella valanga di fango, quegli occhi terrorizzati, quella devastazione assurda e prepotente. Il  1° ottobre, da 7 anni a questa parte, è, per noi messinesi, ricordo di un dolore troppo forte  per essere dimenticato. Il violento nubifragio che, quella notte, si abbatté con particolare insistenza sulla zona ionica, portò via con sé 37 vittime e la serenità di tutte le famiglie di Giampilieri, Scaletta Zanclea, Altolia, Molino e molti altri centri abitati limitrofi.

Commemorazione alluvione di Giampilieri, 1 ottobre 2014 (17)“Una tragedia che poteva essere evitata” fu la frase detta e ridetta dai politici di turno, locali e nazionali, all’indomani della catastrofe.  Una frase che racchiude la realtà dei fatti ma che suscita anche molta, molta rabbia.

Solo 2 anni prima, nel 2007, sempre a Giampilieri avevamo avuto il primo campanello d’allarme con un’alluvione che, solo per caso o per fortuna, non aveva causato morti e feriti. Il fango era, anche in quell’occasione, entrato nelle case, molte auto erano andate distrutte, ma gli  appelli dei residenti erano rimasti inascoltati.

“Deve scappare il morto per far sì che si metta in sicurezza il territorio?” chiedevano gli abitanti. La risposta non è, purtroppo, tardata ad arrivare. Al di là dei numerosi dibattiti, delle polemiche sulle responsabilità della tragedia (dall’abusivismo edilizio all’abbandono del territorio), il sipario è ben presto calato sullo scenario apocalittico che, nella nostra mente, è, invece, ancora vivo. Così come le voci di chi, in quella terribile notte, chiedeva disperato aiuto alle forze dell’Ordine.

Le telefonate, pervenute al 113 e diffuse via Web e tramite gli organi di informazione, fanno, ancora oggi, rabbrividire: “E’ la fine del mondo”, “Ci sono morti, feriti, venite subito!”, “C’è una famiglia sotto le macerie, la casa è crollata”, “Mia figlia è bloccata in casa con la bambina di 8 anni, non ha vie di fuga”. Impossibile dimenticare, così come è impossibile non ricordare la grande generosità della gente comune e il sacrificio del giovane Simone Neri, che ha salvato 8 persone e il suo cane, prima di morire.

Passano gli anni e il ricordo, almeno a livello istituzionale, sembra sbiadito. Le commemorazioni vengono, ormai, affidate ai social, con link che ricordano i nomi e i visi di chi, in quella drammatica notte, è stato violentemente strappato via dagli affetti, lasciando, in chi è rimasto, un fortissimo senso di impotenza e dolore. (@LauraCelesti)

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