Maxievasione a Taormina, nei guai il “Gruppo Cucuzzella”: false fatturazioni per 9 mln di euro

Un consistente giro di fatture per operazioni inesistenti nel settore della rivendita di materiali edili, per complessivi nove milioni di euro messo in atto da cinque aziende della provincia di Messina attive nel settore dell’edilizia. Un danno subito dal Fisco che le fiamme gialle hanno quantificato in 2 milioni di euro.

Questi i numeri dell’operazione “Case fantasma”, portata avanti dalla Guardia di Finanza della Tenenza di Taormina, coordinata dalla Procura di Messina.
A finire ai domiciliari i fratelli Giovanni e Salvatore Cucuzzella, 40 e 32 anni, noti
imprenditori di Sant’Alessio Siculo ed attivi da molti anni con la srl “Gruppo Cucuzzella”
nel settore del commercio di materiali edili, ferramenta, rivestimenti per interni,
arredobagno, oltre a Gioacchino Scattareggia, 52 anni, anch’egli imprenditore della specializzato nel settore della carpenteria metallica.

I provvedimenti, firmati dal Gip Monica Marino, hanno riguardato anche altre due persone per cui sono scattate le misure interdittive di divieto di esercitare l’attività imprenditoriale. Si tratta di Anna Scattareggia, 56 anni, sorella di Gioacchino, e di Giuseppe Lo Giudice, costruttore messinese di 39 anni.

L’inchiesta, coordinata dal Sostituto Procuratore Antonio Carchietti, ebbe inizio nel 2014 quando i finanzieri eseguirono una verifica fiscale nei confronti della “Lo Giudice Costruzioni S.r.l”. Fu lo scoperchiamento di un vero e proprio vaso di pandora. Grazie a quelle verifiche, infatti, venne fuori l’esistenza di un sodalizio criminale dedito alla commissione di reati tributari.

Attraverso intercettazioni telefoniche e indagini di polizia giudiziaria, venne accertato un mega giro di false fatturazioni messe in atto da ben 5 aziende messinesi. In alcuni casi, le fatture venivano letteralmente “autoprodotte” dagli indagati, che le intestavano a soggetti assolutamente inconsapevoli i quali, paradossalmente, avevano già cessato l’attività da diversi anni, ossia dal 2010 al 2014.

Gli indagati hanno utilizzato questo enorme “trucchetto” per un giro di affari 9 milioni di euro, al fine di evadere l’imposta sul valore aggiunto e le imposte sui redditi per un totale di oltre 2 milioni. I Finanzieri hanno passato al setaccio anche i modi in cui venivano effettuati i finti trasporti della merce, dai clienti ai fornitori, così come veniva attestato nella documentazione contabile, riscontrando incongruenze anche tra i chilometri e le distanze tra un deposito e l’altro.

Sequestrati diversi beni tra i comuni di Messina, Santa Teresa Riva, Spadafora, Mongiuffi Melia, diversi rapporti bancari e postali, nonché quote di partecipazione, pari al 74.58% del capitale sociale della Gruppo Cucuzzella S.r.l.

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