Corruzione politica, la Sicilia è al terzo posto

La corruzione politica in Italia torna a crescere dopo una flessione che c’è stata nel decennio di Tangentopoli.

Lo dicono i dati che emergono dall’VIII Rapporto Res su “La corruzione politica al Nord e al Sud – I cambiamenti da Tangentopoli a oggi”, realizzato dalla Fondazione Res, a cura di Rocco Sciarrone, presentato a Palermo.

Secondo i dati analizzati nel Rapporto erano 400 in totale i reati contestati ai politici tra il 1980 e il 1994, valore poi sceso a 317 tra il 1995 e il 2004, mentre tra il 2005 e il 2015 si è assistito a un’impennata che ha portato i reati totali commessi da politici a 517, ben al di sopra del livello pre-Tangentopoli.

La regione con il maggior numero in assoluto di reati legati alla corruzione politica è la Campania, seguita dalla Lombardia e poi dalla Sicilia.

Le regioni più “virtuose” sono la Valle d’Aosta e l’Umbria. Chi è coinvolto in fenomeni di corruzione nella maggioranza dei casi è un uomo, che opera in politica nel Mezzogiorno di circa 50 anni e con un solido background culturale e professionale.

Il Rapporto, presentato a Palazzo Branciforte, a Palermo, si serve di due fonti di informazioni finora non utilizzate sistematicamente: la banca dati delle sentenze della Corte di Cassazione (dal 1985 a oggi) e i casi considerati nelle autorizzazioni a procedere del Parlamento.

L’indagine si è concentrata sulla “corruzione politica”, intesa come quella quota dei reati legati alla corruzione che coinvolge direttamente detentori di cariche politico-amministrative a livello locale, regionale e nazionale (sindaci, presidenti di regione, assessori, consiglieri, parlamentari, ecc.). Sono stati selezionati dati relativi non solo ai reati di corruzione in senso stretto, ma anche riferiti a vicende giudiziarie che riguardano evidenti episodi di corruzione anche se essi sono stati penalmente perseguiti attraverso altre fattispecie di reato (come i reati associativi o i reati di criminalità economica e altri). Cambia la natura del fenomeno, però. Se prima i vantaggi della corruzione erano diretti prevalentemente verso i partiti (in particolare con il finanziamento illecito), adesso appaiono più frequenti i casi di vantaggi personali che si manifestano anche con la costruzione di reti associative più “private”.

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