Sanità: il dg del Papardo Michele Vullo nel mirino dell’antimafia regionale

Michele Vullo

La Commissione regionale Antimafia ha aperto una istruttoria su Michele Vullo, il direttore generale dell’Azienda ospedaliera Ospedali Riuniti Papardo Piemonte di Messina.

A darne comunicazione (con una prassi inconsueta, ndr) la stessa commissione che in una nota indirizzata ai principali organi di informazione siciliani specifica che: “l’iniziativa prende le mosse  da un circostanziato esposto pervenuto all’Antimafia da parte di due organizzazioni sindacali, la Uil-Fpl e l’Anaao-Assomed, secondo cui il Vullo potrebbe non avere i requisiti necessari per ricoprire l’attuale ruolo di vertice nella struttura sanitaria messinese”.

«Si tratta di un atto dovuto –  spiega il presidente della Commissione Musumeci – tenuto conto che per legge la Commissione si occupa anche di verificare la correttezza e la trasparenza nelle procedure  legate alla Pubblica amministrazione. Dall’esposto emergono alcuni elementi che suggeriscono la opportunità di un approfondimento. Adesso il nostro compito sarà quello di verificare la fondatezza dei fatti contestati, anche mediante l’acquisizione di ulteriori documenti. Se sarà ritenuta necessaria, procederemo anche alla audizione dello stesso direttore generale Vullo e di dirigenti dell’assessorato della Salute. Per il momento non posso aggiungere altro.»

In serata la risposta del manager: “In riferimento alla notizia pubblicata da vari siti relativa all’attività della Commissione antimafia regionale a seguito di un esposto di alcuni sindacati, ho dato mandato ai miei avvocati di verificare la possibilità di adire le vie legali nella parte in cui alcune testate associano, con evidenti allusioni diffamanti, il termine antimafia alla mia persona.

Spiace che il Presidente della Commissione, persona dai più definita corretta e perbene, abbia preferito diffondere la notizia prima sui media e non comunicarla al sottoscritto.

Attività della commissione, che, tengo a precisare, riguarda un’azione certamente legittima di verifica sul curriculum, quindi tecnicamente amministrativa, e non attività antimafia in senso stretto. Insomma un atto dovuto”.

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