Tragedia Sansovino: per i periti di parte “guasta la pompa della sentina”

“La pompa della cassa stagna era rotta”. Lo scrive Repubblica (a firma Manuela Modica) che ha pubblicato un articolo in riferimento alle indagini sulla Sansovino, dopo il sopralluogo di ieri pomeriggio.

“I marittimi stavano aprendo una botola colma di liquami che ristagnavano non si sa da quanto tempo: “Abbiamo fatto più prove. Una prima volta immettendo parzialmente liquidi nella cassa, poi riempendola e non c’era traccia di alcun movimento”, spiega Giorgio Orlando, perito della famiglia di Gaetano D’Ambra, una delle tre vittime.

Lo scarico della cassa era guasto, perciò il drenaggio “normale” della botola non avveniva. I liquidi si accumulavano senza possibilità di fuoriuscita. Questa prima evidenza dunque accerterebbe le falle nel protocollo di sicurezza. La procura di Messina dovrà adesso individuare le responsabilità. Il 29 novembre scorso i marittimi della Sansovino erano, infatti, impegnati in lavori di spurgo affidati dalla Caronte&Tourist Isole minori ad una ditta esterna. D’Ambra e Parisi erano in sentina per agganciare le pompe della ditta e attivare la pulizia dei liquami accumulati. Un guasto negato dall’armatore, secondo l’azienda, infatti, la pompa è perfettamente funzionante. Ma anche gli altri periti di parte confermano che l’aspirazione idrica non funziona.

Si apre adesso una fase molto complessa per le indagini coordinate dal procuratore aggiunto Giovannella Scaminaci. Accertare gli errori nel protocollo di sicurezza. Ma anche verificare perché siano state rilasciate tutte le dovute autorizzazioni senza aver mai rintracciato il pericolo ed evitato la morte di Gaetano D’Ambra, Salvo Parisi e Christian Micalizzi.

E le responsabilità potrebbero estendersi anche al di fuori di Messina. Fu a Porto Empedocle, per esempio, che lo scorso aprile un’ispezione fece emergere come carente “la sicurezza nella gestione e nell’esercizio delle navi e la prevenzione dell’inquinamento”. Una carenza segnalata, ma non al punto da fermare la nave. Soltanto sette mesi dopo l’ispezione Sansovino sarebbe diventata una bomba ecologica e avrebbe ucciso tre uomini”.

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