Dj Fabo in Svizzera con Marco Cappato, in Italia si torna a discutere di “fine vita”

Oggi per dj Fabo potrebbe il giorno della libertà. A Zurigo, in Svizzera, è ora nelle mani di Dignitas, la clinica in cui si pratica l’eutanasia, meglio definita come “assistenza medica alla morte volontaria”. Ad accompagnare Fabo in questo ultimo viaggio Marco Cappato, che con l’associazione Luca Coscioni, ha seguito la vicenda di questo uomo tetraplegico e cieco da due anni e mezzo a causa di un incidente stradale, che parla a fatica, ma che con la sua voce ha già raggiunto tante persone.  Marco Cappato tornando in Italia si autodenuncerà per questo atto di «disobbedienza civile», rischiando secondo l’articolo 580 del codice penale, fino a dodici anni di reclusione per aiuto al suicidio.

Il Presidente Mattarella non ha ancora risposto all’appello di DJ Fabo per l’eutanasia, ma le sue parole non sono cadute nel vuoto e il Parlamento sta esaminando almeno la legge sul testamento biologico, sebbene si sia già registrato il  terzo rinvio per l’entrata in aula della legge sul Biotestamento, il cui inizio dei lavori alla Camera era atteso prima a fine gennaio, poi il 20 febbraio, poi il 27, e ora è stato spostato ulteriormente ai primi di marzo.

“Di fronte a una richiesta sociale sempre più pressante di regole che consentano a tutti di morire senza soffrire – ha detto Cappato – il comportamento irresponsabile del Parlamento contribuisce a togliere credibilità alle istituzioni. C’è da augurarsi che i Parlamentari (di maggioranza e di opposizione) che hanno lavorato seriamente sul testo di legge -a partire dalla relatrice Donata Lenzi- riescano a imporre alla conferenza dei capigruppo di mercoledì 1 marzo una decisione di contingentamento dei tempi per salvare la possibilità di una legge prima delle fine della legislatura”.

La sua “notte senza fine”, come la chiamava Fabo, si concluderà a breve, spaccando l’Italia, dove da anni si è in attesa di una legge sull’eutanasia, bloccata in Parlamento.

Un dibattito come questo porta ciascuno ad interrogarsi su una decisione che tocca la coscienza di ogni individuo. E nemmeno il fronte cattolico può essere compatto: da un lato si può ribadire che uccidere non si può, e che nessuno può disporre liberamente della propria vita. Dall’altro, se il corpo è solo un involucro dell’anima divina, perchè insistere nel voler tormentarlo con pratiche mediche che non servono a curare se non a mantenere uno stato di non-vita, escludendo il diritto inalienabile all’autodeterminazione.

La scelta di Fabo merita rispetto, che non è tifo.  E’ cercare di comprendere la necessità di liberarsi da una sofferenza che lo fa sentire schiavo. Senza mettere in discussione i legami profondi, l’amore e l’affetto di chi gli è sempre stato accanto come la sua fidanzata, che cerca di spiegare che “non è una scelta di egoismo, al contrario” e lo comunica con la sofferenza di chi per 2 anni e 9 mesi ha sostenuto il suo uomo.

La morte è sempre la morte, un evento serio e che va accolto possibilmente nella preghiera. Quanto alla politica, che rifletta seriamente sulla necessità di colmare il vuoto normativo. Partendo anche da Messina, dove qualche anno fa (nel 2011) alla presenza di Peppino Englaro i radicali hanno avviato una raccolta firme sul testamento biologico, per l’istituzione di un registro al Comune.

Lo faccia senza slogan, senza inutili litigi, con la stessa dignità mostrata da Fabo. (@Pal.Ma)

Partecipa alla discussione. Commenta l'articolo su Messinaora.it