Prostituzione in un locale di Capo D’Orlando: scoperto giro tra Sicilia e Puglia

Image processed by CodeCarvings Piczard ### FREE Community Edition ### on 2016-02-14 17:50:03Z | | j

Gestivano a Capo D’Orlando un locale notturno, dove clienti e ragazze potevano consumare rapporti sessuali. Ragazze che spesso erano maltrattate dai loro sfruttatori, per costringerle a concedersi a chi pagava per stare con loro.

abbadessa mauroUn giro di prostituzione che ha portato nella notte di giovedì 6 aprile, a Sant’Agata di Militello e Foggia, all’arresto di due persone in esecuzione ordinanza di applicazione di misura cautelare personale emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Patti su richiesta della Procura della Repubblica per il reato di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento e allo sfruttamento della prostituzione. GALANOIn manette Mauro ABBADESSA cl. 1983 che è stato associato presso la casa Circondariale di Messina Gazzi, mentre per Daniele GALANO, cl. 1979 sono stati disposti gli arresti domiciliari. Un terzo soggetto colpito da provvedimento restrittivo è risultato, al momento, irreperibile ed è attivamente ricercato.

I Carabinieri  di Sant’Agata Militello hanno condotto complesse ed articolate attività d’indagine che hanno consentito di ricostruire e documentare l’esistenza di una strutturata e ben coordinata consorteria criminale dedita allo sfruttamento e al favoreggiamento della prostituzione. I capi dell’organizzazione, tratti in arresto dall’Arma, avevano registrato come associazioni culturali senza scopo di lucro, attività commerciali destinate ad essere adibite a night club, nei quali, con intimidazioni, minacce e violenze, costringevano le ragazze a prostituirsi.

Gli indagati, dietro la copertura di una fittizia associazione denominata “Lady Hairon” finalizzata a promuovere “l’organizzazione di manifestazioni e incontri con lo scopo precipuo di migliorare le comunicazioni sociali in modo libero e nell’assoluto rispetto della sensibilità altrui” gestivano, di fatto, nel centro di Capo d’Orlando un vero e proprio locale notturno all’interno del quale venivano consumati rapporti sessuali a pagamento tra le ragazze, reclutate dagli indagati ed usate come oggetto, ed i clienti. Le donne, formalmente registrate come socie dell’associazione privata, di fatto erano vere e proprie lavoratrici retribuite con importo fisso giornaliero e, in base agli accordi raggiunti, con quota a percentuale sulle prestazioni extra, consistenti dal semplice intrattenimento del cliente con consumazione di bevande ai servizi sessuali richiesti, che i gestori concordavano con i clienti. I rapporti sessuali venivano consumati nei privé allestiti all’interno del locale notturno oppure all’esterno, previo pagamento ai profittatori della tariffa pattuita. Gli arrestati, insieme all’atto sessuale, potevano procurare, a chi lo richiedesse, anche sostanza stupefacente dietro pagamento di un surplus sul servizio offerto.

Le indagini prendevano le mosse dai controlli eseguiti dai Carabinieri, che accertavano difformità tra l’oggetto sociale delle associazioni “promuovere il tempo libero attraverso l’attuazione di iniziative e lo svolgimento di iniziative di natura culturale, ludica e ricreativa”, e le pubblicità presenti in rete. Sui social immagini dai contenuti espliciti, richiami sessuali ed erotici con fotografie di donne svestite in atteggiamenti decisamente provocanti. Le investigazioni svolte dai militari, supportate da attività di intercettazione, consentivano di acquisire elementi probanti a carico degli indagati. Nel corso delle attività, infatti, emergevano chiare ed inconfutabili prove che documentavano le condotte poste in essere dagli indagati, gravi episodi delittuosi ed il fine assolutamente criminoso della consorteria criminale costituita.

L’Autorità Giudiziaria concordava con le risultanze investigative dei Carabinieri, portando in evidenza episodi di particolare crudeltà, violenza ed aggressività usata dagli indagati nei confronti di alcune ragazze. Le vessazioni inflitte dagli aguzzini erano finalizzate a costringere le donne a prostituirsi, creando nei loro confronti un stato di perenne intimidazione e soggezione, che le induceva a non ribellarsi al volere dei “protettori” per paura di ritorsioni. Le giovani, infatti, venivano sottoposte a stringente controllo anche fuori degli orari di lavoro, limitazioni della libertà personale, violenze fisiche e psicologiche, fino al sequestro dei documenti di riconoscimento per impedire la fuga.

 

 

 

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