Spari al M’ama, dopo i fermi note a margine e qualche domanda

In attesa di un confronto tra carabinieri e giornalisti per la vicenda del M’Ama, del ferimento di Tania Cariddi, dell’arresto del già noto Alessandro Cutè e di Gianfranco Aloisi, solo un paio di annotazioni.

Mangialupi- per la squadra mobile di Messina- è oggi in mano a una sorta di piccola “locale” tipo ‘ndrina, e certi colpi di testa non sono ammessi. Se poi arrivano i Cacciatori di Calabria – quelli di Sicilia sono ancora inesperti- e rivoluzionano il quartiere, ecco che i maggiorenti ordinano ai due picchiatelli di andare a costituirsi. Dai carabinieri, ovviamente.

L’avvocato Silvestro sa benissimo che i due non parleranno e renderanno tutto difficilissimo. Hanno sparato con una calibro 38? Dov’è finita? Cutè, già protagonista in un’associazione che poi è stata ridimensionata in Doppia sponda, ha fatto il salto di qualità sparando? Aloisi andava al M’Ama e qualificato come idoneo per via dei suoi lussi ma, stavolta, si è tirato dietro Cutè e non li han fatti entrare?

Che cosa ha dichiarato quel buttafuori che dapprima ha detto di essersi abbassato quando ha visto i due e l’arma puntata?

Ma son davvero cambiati i proprietari del M’Ama dopo la richiesta inevasa di 50.000 euro per un fitto gestionale? (G.Pensavalli)

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