Giornalismo: ai neoeletti, “non chiudiamoci negli orticelli personali”

di Eleonora Iannelli – Il mio umore oggi è un po’ autunnale, però ho voglia di rompere il silenzio, per uno sfogo di cui talvolta si sente il bisogno. Parto dalle elezioni dell’ordine dei giornalisti: ho votato naturalmente, ma, come alcuni di voi sanno, in questo periodo sono defilata, delusa, amareggiata, disincantata, che è di più di arrabbiata. Non ho voluto neanche leggere, sentire, entrare nel merito delle polemiche, beghe, contrapposizioni tra i due schieramenti. Ho votato secondo coscienza, per chi stimo e ritengo in gamba, a prescindere dalle appartenenze. Auguri sinceri ai neoeletti e in bocca al lupo a chi andrà al ballottaggio. A chi rivestirà ruoli istituzionali, e a tutti i colleghi comunque, vorrei dire: non chiudiamoci negli orticelli personali, vigiliamo, interveniamo sugli editori per le situazioni di sfruttamento, ancora tantissime e vergognose. No all’accumulo di incarichi nel pubblico e nel privato; no agli uffici stampa in mano ai vigili urbani e agli impiegati con un tesserino di pubblicista dell’ultima ora, con il massimo rispetto per la categoria; sì ad elenchi trasparenti di disoccupati e precari da cui attingere, sensibilizzando Giornali ed Enti pubblici; sì a concorsi da sbloccare immediatamente in tutti gli Enti che abbiano risorse nei propri bilanci. Ho sentito qua e là commenti di colleghi sessantenni, o ultra, preoccupati per le loro pensioni. Capisco, ma ai quarantenni e ai cinquantenni ancora precari, con contrattini e incarichi a tempo determinato, se sono fortunati, chi ci pensa?
Devono ancora stare alla mercé delle paturnie di editori e amministratori? Devono bussare alla porta del politico di turno, o mettersi a tappetino con un caporedattore? E ci sono i giovani, che legittimamente vorrebbero affacciarsi nel mondo del giornalismo. Non è giusto neanche scoraggiarli e impedirgli di poter sognare. Allora, per favore, che ognuno, soprattutto a fine mese, si passi una mano sulla coscienza. Chi è in una posizione privilegiata, con forza contrattuale, per merito, ma anche tanta fortuna o altro, che manifesti solidarietà concreta, organizzi task force per affrontare questi problemi urgentissimi e drammatici, faccia sentire la propria voce autorevole.
Vi ricordo, fra i tanti casi che potrei citare, che il governatore uscente ha smantellato l’ufficio stampa, cinque anni fa, buttando in strada 21 colleghi, alcuni dopo oltre 20 anni di servizio. Voleva bandire regolari concorsi contro gli “usurpatori” (assunti, checché se ne dica, in attuazione di una legge, assai discutibile, ma approvata dal Parlamento regionale e passata al vaglio del commissario dello Stato!!!). Peccato però che il governatore, fustigatore dei cattivi mores, i concorsi trasparenti non li abbia mai banditi e al posto dei colleghi, messi alla gogna pubblica, ha insediato pubblicisti, qualcuno appena sfornato da qualche mese, che aveva come curriculum “Addetta alle vendite”, sic!!!
Però nessuno si è indignato, anzi, c’è chi ha esultato, tra i colleghi, per la “defenestrazione d’Orleans”, anche molti tra quelli della pachidermica redazione della Rai, per decenni assunti, nella maggior parte dei casi, senza alcun concorso, per chiamata diretta.
Tutti bravi, certamente, ma anche baciati dalla dea bendata!!!
Al Gds 18 corrispondenti delle province, alcuni dopo 25 anni di “spremitura” e onorato servizio, sono stati mandati a casa, in cassa integrazione per due anni, senza una telefonata da parte dell’editore o del direttore-padrone, senza una stretta di mano. Dalla redazione, personalmente, ho ricevuto solo sette telefonate o mail da altrettanti colleghi e qualche caposervizio. E tutti gli altri? E la classe dirigente a cui mandai una mail di saluto, con garbata ironia, colma di dispiacere e amarezza? Il nulla assoluto. Allora, perdonatemi se non ho voglia di salutare qualcuno, in alcuni casi, ma non sono mai stata un’ipocrita col sorriso stampato. Ciò che devo dire lo firmo con nome e cognome, assumendomi le mie responsabilità. Qualcuno mi dice che ho il vizietto di fare la maestrina, o la prof., e magari mi riconvertirò davvero, dopo 30 anni di amata professione. Chissà! Prosit a tutti. (tratto da facebook)

Partecipa alla discussione. Commenta l'articolo su Messinaora.it