La nuova mafia barcellonese resta in carcere: rigettati 26 ricorsi

Restano in carcere gli esponenti dell’ultima generazione della mafia barcellonese. Il Tribunale della libertà ha confermato l’impianto accusatorio dell’operazione Gotha VII, che ha aggiornato le conoscenze investigative sulla famiglia mafiosa barcellonese, sulla sua più recente riorganizzazione con al vertice gli ex “picciotti” Mariano Foti e Ottavio Imbesi.
Un’inchiesta che può avere come sottotitolo quello sul “caso Milazzo”, con la sottovalutazione dell’urgenza rappresentata per anni del fenomeno mafioso in quel comprensorio, e la figura emergente dell’ex vicepresidente del consiglio comunale milazzese Santino Napoli, finito tra gli indagati agli arresti domiciliari per concorso esterno all’associazione mafiosa barcellonese.
Sono quaranta le posizioni dell’inchiesta, e i numeri parlano chiaro. Per 26 indagati i giudici del Riesame hanno rigettato in toto il ricorso, solo in due casi hanno annullato l’ordinanza di custodia cautelare e hanno deciso la rimessione in libertà, in un solo caso hanno annullato ma solo per un capo d’imputazione. In altri sette casi è stata sostituita la misura del carcere con quella degli arresti domiciliari, per affievolimento delle esigenze cautelari.

Ecco il dettaglio. I giudici, ritenendo pienamente confermate le accuse formulate a loro carico dai sostituti della Distrettuale antimafia di Messina Vito Di Giorgio e Angelo Cavallo, hanno rigettato i ricorsi di:

Antonino Antonuccio, Santino Benvenga, Tindaro Calabrese, Gianni Calderone, Sebastiano Chiofalo, Salvatore Chiofalo, Antonino D’Amico, Antonino De Luca Cardillo (è ai domiciliari su decisione precedente del gip), Mariano Foti, Ottavio Imbesi, Giuseppe Impala’, Antonino Merlino, Agostino Milone, Filippo Milone, Salvatore Piccolo, Giovanni Rao, Salvatore Santangelo, Carmelo Scordino, Sergio Spada, Carmelo Trifirò, Maurizio Trifirò, Antonino Bellinvia, Alessandro Crisafulli, Alessandro Maggio, l’ex consigliere comunale milazzese Santino Napoli e Angelo Porcino. Sono usciti dal carcere e finiti agli arresti domiciliari su decisione del Riesame Massimo Giardina, Francesco Foti, Francesco Messina, Domenico Molino, l’ex consigliere comunale di Terme Vigliatore Francesco Salamone, Tindaro Scordino e Antonino Treccarichi (quest’ultimo per motivi di salute li aveva già concessi il gip). I giudici hanno invece annullato completamente l’ordinanza di custodia cautelare, perché hanno valutato come insussistenti le accuse, per l’imprenditore Tindaro Marino e per Tindaro Lena, e per i due è stata disposta la scarcerazione. Hanno poi annullato l’ordinanza, ma solo per un capo d’imputazione (il ’28’), in favore di Massimiliano Munafò. Tre indagati non avevano a suo tempo presentato ricorso al riesame: Fabrizio Garofalo, Agostino Campisi e Carmelo Cannuli. Infine per Francesca Cannuli, l’ordinanza di custodia è stata invece revocata già dal gip nel gennaio scorso. Sono rimasti quindi in piedi dopo il Riesame praticamente la totalità delle accuse contestate, fatta eccezione per l’episodio delle minacce e delle intimidazioni subite nel 2014 dal gestore del maneggio di contrada Salinà a Piraino, di cui dovevano rispondere inizialmente Tindaro Marino e Tindaro Lena.

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