Teatro Clan Off: “Taddrarite”, il sarcasmo femminile del petto che duole

di Clarissa Comunale – Tre sorelle. Tre anime ferite, tre “taddrariti”, ovvero pipistrelli, sulla scena intrecciano costumi e luoghi comuni siciliani del tipico funerale di paese. Il lamento ed il pianto, le frasi d’occasione, i volti smussi e le costanti recite del rosario, sono l’occasione per liberare il tormento di tre donne che, mostrando una comune antropologia del lutto, attraversano le loro violenze.

Dopo un anno di “corteggiamento”, così come dichiarato da uno dei padroni di casa Clan Off, Mauro Failla, lo spettacolo “Taddrarite” approda a Messina. La pièce, il cui testo marsalese è di Luana Rondinelli, ha anche vinto a Roma il Fringe Festival nel 2014 per la migliore drammaturgia, migliore attrice e miglior spettacolo, ed intervalla e condensa, in circa un’ora, le storie di tre donne che hanno vissuto le pieghe di amori sbagliati. Sono storie ad oggi, purtroppo, tra le più comuni, in cui la figura maschile evocata rappresenta l’errore quasi insanabile.

Dal tradimento, alla dipendenza dall’alcool, fino alla violenza fisica vera e propria: tra le mura domestiche, tra l’abbandono degli stessi parenti, tra le urla sorde di donne che portano i segni nel corpo e nell’anima.

Quel buio che nasconde il male e rende le orecchie sorde e le bocche mute, è il luogo in cui si consuma un amore mai nato, un sentimento inesistente e triste. Dal silenzio, che è la chiave che chiude ogni porta, in cui sembra di avvertire ogni singolo colpo inferto sui loro corpi, però, rinasce la speranza per le tre sorelle che con la fine dei loro matrimoni riescono, grazie alla solidarietà e alla loro complicità, ad uscire da quel buio, una luce che è rinascita e che vuole essere di esempio alle nuove generazioni.

L’appeal mordente e sarcastico, ben messo in scena dalle tre attrici Luana Rondinelli, Giovanna Mangiù e Silvia Bello, riesce nell’intento di suscitare nel pubblico un sorriso amaro per una tematica, quella della violenza femminile, fin troppo attuale. L’unico limite riguarda certamente la finalità: facile la ricaduta sul cliché e sullo stereotipo, ma intelligente nella fruizione e nei tempi.

Partecipa alla discussione. Commenta l'articolo su Messinaora.it