La Gilda che legge: distopia e realismo nel mondo degradato di Saunders in “Bengodi”

di Clarissa Comunale – Il book club la Gilda che legge stavolta non perdona. Analizza a fondo, critica, ma alla fine salva. Sono questi i toni dell’ultimo reading avvenuto scorso giovedì 17 maggio alla libreria La Gilda dei Narratori, per il ciclo “That’s America”, condotto da Ignazio Lax e Roberta D’Amico.

Bengodi e altri racconti di George Saunders (edito Minimum Fax, tradotto da Cristiana Mennella, pp. 213, €16) è una raccolta di raccolti la cui scrittura si avvicina al contemporaneo David Foster Wallace, nei toni e nelle atmosfere.

Lo stile mordente, sarcastico, grottesco e a tratti anche satirico, è l’espressione di una realtà distopica che viaggia con straordinaria rapidità. L’autore, celebre per Dieci dicembre, non fa sconti: ci mostra un mondo degradato e sottosopra, in cui chi ha avuto la meglio è stato solo per maggiore astuzia e avidità. I suoi protagonisti sono uomini e donne che la società sceglie di aver messo alla berlina per il loro aspetto, la loro mera presenza nel mondo. Le colpe, che derivano unicamente da un retaggio sociale, diventano giustificazioni per la denigrazione, il razzismo, la violenza; quella stessa violenza gratuita che viene descritta fino all’estrema ridicolizzazione.

Quell’odio,  “duro come pietra”, dunque, si diffonde a macchia d’olio e attraversa qualsiasi uomo, anche quegli stessi protagonisti che continuano a vivere al fondo. I parchi divertimenti, sfondo di molti racconti di Saunders, sono, infatti, l’esplicazione grottesca e a tratti spettrale di un mondo sottosopra, sono la scena del triste racconto di un presente grigio e crudele, un presente che ha completamente dimenticato il passato, la Storia che ha costituito lo spirito americano. Quel presente, adesso, diventa patina di un immaginario basato sulla finzione e sull’illusione.

La violenza e l’odio così sono gli unici dettami del Dio Denaro, che muove velocemente le vite umane, così come la dissimulazione e la finzione sono gli unici soggetti reali che caratterizzano uomini gretti e meschini. Nessuna giustizia, nessun reato, nessun colpevole, invece, nella spettecolarizzazione odierna del male, al fondo, rimane, soltanto un’umanità fallita: “gli uomini sono sempre stati come adesso e cioè incapaci di affrontare la vita senza l’intervento di Dio Onnipotente” (p. 48), ieri entità spirituale ultraterrena, oggi entità materiale economica più che terrena. 

Tuttavia, in una narrativa che non nasconde la morale e che ci conduce forzatamente a fare i conti con la nostra contemporaneità in cui siamo tristemente scivolati, rimangono ancora alcune bellezze: la luna e le stelle, espressioni di una natura non ancora del tutto contaminata, l’infanzia, simbolo della purezza e di quell’ingenuità che stupisce e meraviglia, e un “Dio superiore”, il vero Dio laico, che potrà dare a tutti gli sconfitti una rivincita con una seconda nascita: 

“risbucherò tra le gambe di mia madre, un neonato più esile e bello, destinato a una vita diversa, in cui sono imperioso, elegante come un cervo, vincitore” (p.91)

Roberta D’Amico ha definito la scrittura di Sanders “fuorviante, spiazzante”, ma che esprime un desiderio di libertà individuale tipicamente americana. “Mi piace immaginare la sua narrativa – ha continuato – a colori fluo e psichedelici, con luci da neon. La caratteristica di Saunders gioca proprio con i contrasti: serietà e satira”.

Per Ignazio Lax, in Bengodi si sperimenta la capacità di resistenza alla sconfitta. “I racconti, particolarmente grotteschi, sono l’esplorazione di un punto diverso che giunge alla disperazione. I vincenti sono di fatti i personaggi veramente negativi e sottendono ad una morale che Saunders riesce a lasciare al lettore. Tutti si aggrappano ad ogni minima cosa superficiale e anche i personaggi femminili sono figure degradate, che usano il loro corpo per affermarsi nella società”.

L’esperienza di scrittura di Saunders si rivela originale proprio perché deriva per lo più da un lavoro inefficiente, come è lo stesso autore ad ammetterlo: “un tentativo fallito che, ciò nonostante, è sincero, sudato, ed emendato il più possibile, date le limitate capacità dell’autore, da ogni falsità e quindi imbevuto di una sorta di purezza” (p. 24). Un’esperienza di scrittura ove ritornano Hemingway, Cechov, Carver. Un’esperienza di scrittura che diventa movimento, gioco, ironia ed è per questo che cattura il lettore.

George Saunders (1958) è autore di altre tre raccolte di racconti – Dieci dicembre, Pastoralia, Nel paese della persuasione – una di saggi, Il megafono spento, e un ormai celebre discorso agli studenti, L’egoismo è inutile, tutti pubblicati da minimum fax. Hanno vinto il PEN/Malamud Award per l’eccellenza nell’arte del racconto e il Folio Prize. Nel 2013 è stato inserito dalla rivista Time fra le 100 persone più influenti al mondo. 

Partecipa alla discussione. Commenta l'articolo su Messinaora.it