Fiorella Mannoia in concerto per i rifugiati della Libia il 22 luglio a Taormina

Fiorella Mannoia in gara nella sezione Big del 67° Festival della Canzone italiana di Sanremo con il brano 'Che sia benedetta'. 1 febbraio 2017 ANSA/UFFICIO STAMPA Sony Music Entertainment Italy S.p.A. foto di Luisa Carcavale

La musica come promozione di valori di accoglienza e solidarietà con la finalità di dare protezione e sostegno ai rifugiati della Libia. Con questo spirito il Cir – Consiglio italiano per i rifugiati ha scelto Fiorella Mannoia come protagonista del concerto a Taormina del prossimo 22 luglio con cui verranno raccolti i fondi per il programma Guardiamo Oltre le Frontiere (2018-2020). Con questo concerto e la raccolta di donatori, Cir infatti aspira ad assistere ben 500 rifugiati.

Fiorella Mannoia, da sempre impegnata alla lotta contro le ingiustizie sociali, sarà la testimonial dell’iniziativa pensata dal Cir ha proprio per raccogliere fondi necessari ad assistere e sottrarre alla violenza i soggetti più svantaggiati (bambini, donne e vittime di tortura) in Libia. Il Cir, come ha dichiarato il suo presidente Roberto Zaccaria, ”vuole fornire con questo programma non solo assistenza alle persone più deboli che vivono in Libia, ma soprattutto protezione ai rifugiati che si trovano nel paese, anche all’interno dei centri di detenzione, affinché sia garantita la tutela dei diritti umani ed affinché i soggetti più vulnerabili siano identificati, portati all’esterno ed avviati ai corridoi umanitari verso l’Europa”.

Attualmente in Libia si valuta che ci siano oltre 500 mila persone bisognose di assistenza umanitaria e protezione, non solo migranti e rifugiati, che vivono in condizioni di estrema marginalità sociale, senza accesso a cure e servizi essenziali, quali medicine, cibo, acqua potabile e alloggi dignitosi. I rifugiati registrati dall’Alto Commissariato dell’Onu in Libia sono oltre 50.000: persone provenienti da paesi in guerra o caratterizzati da una sistematica violazione dei diritti umani quali Siria, Iraq, Palestina, Eritrea, Etiopia, Somalia e Sudan. La condizione all’interno dei centri di detenzione per migranti è particolarmente drammatica e suscita sempre maggiori preoccupazioni da parte di osservatori internazionali ed enti di tutela.

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