Turi Zinna con il “Muro” chiude il Cortile – Teatro Festival: la cronachetta “off” antifascista

Di Clarissa Comunale – Un drama techno che tra luci e suoni a volte anche disturbanti chiude la fortunata stagione del Cortile – Teatro Festival di Roberto Zorn Bonaventura e Giuseppe Giamboi. È Turi Zinna l’ultimo appuntamento tenutosi ieri sera al Cortile Calapaj – D’Alcontres a decretare il quinto sold out con lo spettacolo il Muro- cronachetta drammatronica di una civile apartheid, con la regia di Federico Magnano San Lio. È la storia del barbiere catanese Gioacchino erroneamente scambiato per un’altra persona in un giorno di visita in città di Mussolini nel 1937 a condurre un drama che si muove sul sottile filo tra il beat elettronico e la prosodia, liberamente ispirato al racconto dello stesso Zinna Una storia per errore, contenuto nel volume Catania sotterranea. I segni distintivi dell’epoca fascista, inni, detti, educazione sono la cornice di una storia che non finisce di finire, di una realtà distopica ancora terribilmente presente. Il riverbero che risuona nella voce di Zinna rievoca i discorsi di Mussolini, tracciando una linea inconfondibile dal Proclama di San Sepolcro fino alla dichiarazione di entrata in guerra del 1940. Quei discorsi, altisonanti, rivelano l’ipocrisia e l’illusione di un programma politico che si fa portavoce di salvezza e progresso, contro la crisi spirituale ed economica che imperversa. L’ipocrisia, poi, si riversa sulle vicende del comune Gioacchino che, perseguitato dagli squadristi, costretto a bere olio di ricino, condannato per errore, non fa altro che chiedere scusa ai suoi stessi carnefici ed essere lo specchio della violenza gratuita e insensata.
Turi Zinna propone con il suo drama una contro-storia, capace di mostrare le trame sottili e nascoste di racconti fuori dai manuali e dagli articoli di giornale. Il milite ignoto è lo stesso sventurato Gioacchino che, sconosciuto anche a se stesso, cammina nel senso opposto, contro la fine del diritto e della libertà di pensiero.
L’estetizzazione fascista è la condicio sine qua non che permette l’accettazione e l’integrazione sociale. L’alternativa a questa è solo la morte tramite la persecuzione. La città è affascinante ed elegante sotto le luci degli anni ’30, e tra i tavoli del Gran Caffè Lorenzi di Catania, tra le vie Etnea, Umberto e Villa Bellini comincia a crescere la guerra che issa un muro invalicabile, ove “non c’è più difesa né riparo”. La guerra, dunque, si fa puzzo, sintomo putrido e malato che invade ogni spazio, sporca ed impesta, macchia e cancella l’odore fresco della libertà. È nella contro-marcia di Gioacchino, infine, che si spezza il tempo della storia, cammina “sul tempo e al di sopra dei tempi e di chi governa, contro i muri della povertà”. L’alba di una nuova era, così, non è più su un muro, non è un vessillo, né un saluto, ma è piedi stanchi, ossa intatte, labbra carnose.
Lo spettacolo di Turi Zinna, impopolare e complesso da seguire, è il più “off” tra quelli offerti dal cartellone della rassegna estiva Il Cortile, una rassegna che si conclude con successo non solo per i numeri di presenze, ma anche per la qualità, alta e attenta al particolare, nel rispetto di un teatro in grado di mostrare ampia varietà di linguaggi. Il correlato percorso enogastronomico curato dal ristorante ‘A Cucchiara nelle modalità di aperitivo e cena hanno rispettato alti standard, coniugando perfettamente tradizione ed innovazione culinaria.

Foto: Giuseppe Contarini

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