Riace: “Vade retro Satana”

di Saverio Di Bella – Invece un Samaritano, che era in viaggio,  passandogli accanto lo vide e n’ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui. 
[Luca,10; 33-34]
Il potere non tollera che esistano e operino i buoni samaritani.
L’esistenza stessa di questi uomini è un rimprovero permanente alle inettitudini e alle perversioni del potere teso al dominio sugli uomini e quindi a calpestarne i diritti.
Per ottenere questo risultato abominevole tutto è lecito allorché si può camuffare l’ingiustizia dietro cavilli formali.
Si ritiene così di rispettare la legge. Che importa a lor signori se la legge fatta rispettare è in contrasto con la dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e del cittadino o con la Costituzione della Repubblica italiana? Il nome del cavillo e del formalismo giuridico pereat mundus!
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Così a Riace si coglie a volo la pagliuzza individuata nell’occhio del Sindaco Mimmo Lucano e lo si arresta.
Lucano – per gli azzeccagarbugli – ha la colpa di avere riesumato una vecchia tradizione calabrese e è quella di fare da Ambasciatore tra un uomo e una donna e tra le rispettive famiglie – se esistono – per unire in matrimonio i due. La colpa – non dichiarata – consiste nel fatto che il matrimonio così combinato crea una famiglia formata dall’unione di profughi / profughe e cittadini di Riace.
Un’altra colpa è individuata nell’avere proceduto all’assegnazione del servizio di raccolta rifiuti urbani a due cooperative sociali.
Io non voglio discutere sulla violazione presunta di norme. Perché mi interessa la sostanza: ha agito secondo regole morali e valori capaci di tutelare la dignità e la vita di uomini e donne in fuga da guerre e fame?
E’ riuscito a ridare vita ad un borgo abbandonato dai suoi abitanti costretti anch’essi alla fuga per la fame e la mancanza di lavoro? La risposta è: si.
Ha rispettato quindi le regole morali e civili che disciplinano i rapporti tra gli uomini e i doveri verso la propria terra la cui morte civile è vissuta come intollerabile ingiustizia.
Esprimo perciò – come sempre – vicinanza assoluta a Mimmo Lucano per i valori di fondo che ne hanno guidato le scelte.
Spero che la Magistratura riesca a valutare con serenità le scelte fatte, i risultati conseguiti, il modello di integrazione creato e le imperfezioni amministrative eventuali che possono aver accompagnato questo cammino.
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Pubblichiamo, condividendone i contenuti, l’intervento di Pino Aprile.
“Domanda: sono convinto che Domenico Lucano, detto Lucano l’Africano o Mimmo dei Curdi abbia accolto i profughi e migranti, secondo tutte le procedure e mettendo i timbri sul posto giusto del foglio, mandando ogni documento “per conoscenza” a chi si deve, eccetera?
Risposta: No.
Domanda: sono convinto che Mimmo si sia preoccupato di di rispettare tutte le forme, prima di occuparsi della sostanza?
Risposta: No. Esattamente il contrario. E temo che qualcosa si sia pure dimenticato di farla o l’abbia ritenuta superflua, pensando di aver fatto quel che c’era da fare, quando chi era nella disgrazia ha avuto un pane e un tetto.
Domanda: me la sento di dire che questo modo di agire sia corretto e che non si debba, solo perché nel momento del bisogno, acchiappare il primo che hai a portata di mano e dirgli: Fai così, ché non possiamo lasciare della gente in queste condizioni?
Risposta: No. Non me la sento. Le regole esistono come garanzia per tutti e vanno rispettate. Ma a volte, per esempio a Riace, benedico che ci sia qualcuno che si fa meno scrupoli di me e prima aiuta gli altri, poi mette a posto le carte. Forse.
Domanda: conosci tutti gli atti dell’inchiesta che hanno indotto il magistrato ad arrestare Mimmo e sei in grado di dare un giudizio obiettivo, non di parte?
Risposta: No. Io sono di parte (umana), perché conosco Mimmo e so cosa ha fatto a Riace. So che grazie a lui, miei simili in disgrazia che hanno sfidato la morte (e molti hanno perso la sfida), hanno trovato un sorriso, un pane per i figli, una mano da stringere con pari dignità. La legge è per l’uomo, non l’uomo per la legge.
Domanda: credi che il magistrato abbia agito male?
Risposta: No. Sono convintissimo che abbia applicato le leggi e non potesse fare diversamente.
Domanda: Quindi?
Risposta: quindi io sto con Mimmo Lucano. E se mai un giorno dovessi trovarmi nella condizione dei profughi, migranti, disperati sopravvissuti al deserto, alle guerre e al mare, spero che sulla spiaggia stia ad accogliermi un Mimmo Lucano e non qualcuno che si sente la coscienza a posto perché ha tutti i timbri in regola e il cuore chiuso. Fra chi dovrebbe stare in galera e fa leggi che portano Mimmo in galera, io non dubbi: so da che parte sta la civiltà e il futuro del mondo che vorrei.
Caro Mimmo: sono sicuro che casini ne avrai fatti, perché casinaro sei. Ma quel mondo bello di cui dicevo ha una speranza di esistere, finché c’è chi entra in carcere, perché qualche disperato entri in una casa. Le arance come le preferisci: rosse, gialle…?
(Pino Aprile)”

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