Operazione Beta 2: arrestati 8 componenti del clan Romeo-Santapaola

Sono otto gli arresti scattati all’alba di oggi, nelle province di Messina, Catania e Palermo, il R.O.S., in collaborazione con il Comando Provinciale Carabinieri di Messina e con il supporto degli altri Comandi Provinciali Carabinieri territorialmente competenti.

L’ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P. del Tribunale di Messina su richiesta della locale D.D.A., guidata dal Procuratore, dr. Maurizio de Lucia, riguarda  Antonio LIPARI, NATO A MESSINA IL 17 OTTOBRE 1977; Salvatore LIPARI , NATO MESSINA IL 22 AGOSTO 1974; Giuseppe LA SCALA, NATO MESSINA IL 24 NOVEMBRE 1967; Giovanni MARANO, NATO CATANIA IL 14 LUGLIO 1972; Michele SPINA, NATO AD ACIREALE (CT) IL 19 LUGLIO 1972; Ivan SORACI, NATO MESSINA IL 1 NOVEMBRE 1975; Maurizio ROMEO, NATO MESSINA IL 17 NOVEMBRE 1980 e Salvatore PARLATO , NATO FRANCOFONTE(SR) IL 2 GENNAIO 1956.

Gli otto soggetti sono accusati a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, traffico di influenze illecite, estorsione e turbata libertà degli incanti, aggravati dal cd. metodo mafioso, poiché commessi per agevolare l’attività del gruppo ROMEO – SANTAPAOLA.

Grazie alle attività investigative, costitute da servizi tecnici ed attività di riscontro alle recenti dichiarazioni del collaboratore GRASSO Biagio, è stato possibile far luce su ulteriori vicende associative e settori di interesse della consorteria. In particolare, sono stati documentati:

  • il controllo della distribuzione dei farmaci in Sicilia e Calabria e l’imposizione, sfruttando la capacità di intimidazione del sodalizio, dell’acquisto di farmaci da parte delle farmacie dislocate sul territorio di Messina;
  • la commissione di azioni punitive mediante l’uso delle armi e/o della violenza, nei confronti di esponenti di clan cittadini rivali, edi danneggiamenti;
  • la gestione, nell’interesse del sodalizio, del settore dei giochi e delle scommesse illegali;
  • il traffico di influenze illecite, aggravato dal cd. metodo mafioso, poiché i membri dell’associazione promettevano la somma di 20.000 euro a titolo di acconto da corrispondere ad un funzionario della società Invitalia (ex sviluppo italia) per ottenere l’inserimento di un progetto contro la ludopatia in una graduatoria che avrebbe dovuto consentire di ricevere un finanziamento di circa 800 mila euro, di cui il 40% – 50% a fondo perduto.
  • l’estorsione ai danni del citato GRASSO Biagio, costretto a cedere la propria quota societaria, del valore di 220.000 euro, della P&F s.r.l. con sede a Messina;
  • la turbativa d’asta commessa da un dipendente dell’ufficio urbanistica del comune di Messina, nell’interesse del gruppo criminale, alterando la gara – indetta dal predetto comune nel 2014 – per l’acquisto sul libero mercato di alloggi da assegnare in locazione agli abitanti delle novantacinque baracche della zona di Messina denominata “Fondo Fucile”.

L’attività investigativa ha confermato l’immagine di un’entità criminale capace di proiettare i propri interessi in diversi settori dell’imprenditoria, che non si è limitata a sfruttare parassitariamente, ma che ha pesantemente infiltrato e finanziato. Il tutto, ancora una volta, grazie alla particolare capacità d’interlocuzione con professionisti ed ambienti istituzionali, in un percorso trasversale in cui il ricorso alla violenza è rimasto sullo sfondo, limitato ai momenti di particolare criticità e nei rapporti con i clan di quartiere.
Particolarmente rilevante l’infiltrazione nel settore della distribuzione di farmaci, che ha visto confermati i legami tra il gruppo ROMEO con il clan catanese dei SANTAPAOLA e che avrebbe preso forma nel corso di una cena tenutasi a Messina nel 2014, a cui avrebbero partecipato i vertici della società interessata ed esponenti del sodalizio, tra cui ROMEO Vincenzo che, nell’occasione, sarebbe stato presentato come “un imprenditore in vari settori e parente diretto di Nitto SANTAPAOLA, con interessi economici a Messina, Catania ed in buona parte della Sicilia Orientale”.

Tra i progetti del gruppo, la creazione di un hub per la distribuzione di farmaci nell’hinterland di Milazzo (ME), che avrebbe aumentato esponenzialmente le potenzialità di intervento nello specifico settore. Addirittura, in una circostanza, confermata dall’interessato, ad un farmacista in difficoltà poiché in debito la società fornitrice, sarebbe stato “consigliato” di “farsi prestare i soldi dalla malavita”.

È emerso, infine, che il sodalizio aveva la capacità di incidere anche sull’espressione del voto in alcune zone della città di Messina. Emblematica, a tal fine, l’affermazione di Francesco ROMEO, captata nel 2015 dalle intercettazioni, che, dialogando col figlio Vincenzo, commentava le vicende elettorali di uno dei destinatari dell’odierna misura cautelare che, all’epoca, si era candidato alle elezioni amministrative: “se non era per noi altri i voti dove li prendeva nella funcia…(nel muso, ndr) “le casette” tutti me li hanno dati i voti… ”.

 

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