Migranti di Sea watch a Messina, Muroni (leu) chiede accesso agli atti: cadono le accuse, “salvare vite umane non è reato”

“Sono 32 le persone all’interno del Centro di prima accoglienza di Messina, provenienti dalla Sea Watch; gli altri 15, tutti minorenni, che erano sulla nave sono rimasti a Catania. I 32 migranti sono tutti richiedenti protezione internazionale”. Così la deputata di LeU Rossella Muroni che ieri ha fatto visita alla struttura di Messina, insieme con gli avvocati dell’Arci e dell’Asgi che partecipano alla campagna di Mediterranea, e che si stanno interessando delle questioni legali.

“Da oggi le persone accolte nel centro di Messina potranno anche cominciare a uscire – osserva Muroni – nulla si sa però sulla loro destinazione. Ed è su questo che chiederò formalmente accesso agli atti. L’Italia deve tornare a essere un Paese civile dove valgono i diritti e l’umanità resta un dovere”.

I migranti, infatti, hanno tutti chiesto asilo politico.

Intanto i fatti smentiscono il ministro Toninelli sul “blocco” della nave dell’ong. E’ lo stesso procuratore Zuccaro che “assolve” il comandante della nave: salvare vite umane non è un reato e le modalità con cui la nave Sea Watch 3 ha operato – dal soccorso a largo delle coste libiche, fino all’avvicinamento alle coste italiane – non ha presentato alcuna violazione legislativa.

«Non è stato commesso alcun rilievo penale nella condotta dei responsabili della Sea Watch 3». È quanto scritto dal procuratore di Catania Carmelo Zuccaro, noto da anni per aver contestato l’immigrazione clandestina e i salvataggi delle ong in mare. Questa volta, però, il pubblico ministero siciliano spiega come il soccorso dei 47 migranti a largo della Libia sia stato opportuno e inevitabile, così come la gestione dell’emergenza una volta a bordo, con il timone indirizzato verso le coste italiane. L’unica inchiesta aperta, dunque, è quella di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, ma rivolta contro ignoti per traffico di esseri umani e non per il ruolo della ong.

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