Racket a Messina, condannati i capi clan di Santa Lucia sopra Contesse

Due condanne per estorsione aggravata dal metodo mafioso. Si è concluso così il processo con rito abbreviato scaturito dalla scoperta di una estorsione nell’ambito dell’inchiesta Matassa (il cui procedimento è in corso). Il Gip Maria Militello ha disposto otto anni di reclusione ad Antonino Spartà, fratello del boss Giacomo, e 9 anni e 4 mesi al reggente Gaetano Nostro attestando che dietro all’estorsione dell’impresa di servizi catanese impegnata all’Università di Messina ci fossero i vertici del Clan di Santa Lucia sopra Contesse.

Come scoperto dalla squadra Mobile, la ditta che effettuava in sub-appalto la pulizia all’ateneo e la manutenzione degli impianti di condizionamento dell’Iacp di Messina era sotto la protezione del clan della zona sud, che aveva imposto due assunzioni come “pizzo” da pagare.

E i “dipendenti” erano appunto Gaetano Nostro, assunto nel dicembre 2015 e impiegato in ateneo,  e Antonino Spartà, dal gennaio 2012 assunto come elettricista.

Alla fine degli accertamenti, la Dda aveva chiesto ed ottenuto il provvedimento cautelare per entrambi, già detenuti.

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