I nuovi italiani sono multietnici e il mix è vincente: anche a Sanremo

di Palmira Mancuso – Madre italiana, padre egiziano: Mahamood è il vincitore del Festival di Sanremo. E questa oggi è la migliore delle notizie da commentare, perchè ci costringe appunto al commento: a riflettere su quanta stupida propaganda spacciata per politica sia stata spazzata via con  una semplice canzone.

E se “sono solo canzonette” come cantava Bennato prima di essere folgorato sulla via di Arcore, quello di Mahamood non è solo il brano vincitore del festival della canzone italiana, perchè inevitabilmente ha qualcosa in più: quella cosa che fa dire stizzito al ministro razzista che preferiva “Ultimo”.

Perchè, se ne faranno una ragione i sovranisti dell’ultima ora, gli italiani, sono più integrati che integralisti, e certi livelli di intolleranza che il governo gialloverde vuole legittimare con leggi e decreti palesemente anticostituzionali, sono superati dalla realtà.

Certo è assurdo pensare di dover sottolineare come valore aggiunto il meltinpot genetico del vincitore di Sanremo, ma anche questo è lo specchio dei tempi, e la resistenza culturale passa anche attraverso questi disvelamenti: perchè negli anni precedenti a questo 2019 si sarebbe potuto parlare solo di vincitori e vinti, di Loredana Bertè che non è salita sul podio, del Volo che sembrano solo un’operazione commerciale, una sorta di “spaghetti alla bolognese” che qui in Italia nessuno mangerebbe ma nei mercati esteri vanno a ruba.

E invece: invece si è tentato di sporcare anche il Festival, di zittire Claudio Baglioni (che da anni a Lampedusa concentra musicisti da varie parti del mondo), di imbrigliare l’arte, che per sua stessa natura è anelito di libertà. La musica non ha confini, ne muri, non ha razze se non stili, manifesta quella creatività che ci assimila al divino.

Dunque questo Sessantanovesimo Festival di Sanremo, al netto degli aspetti prettamente artistici, è stato ben rappresentativo della contemporaneità italiana: incontro tra generazioni e tra culture musicali a volte distanti, molta energia declinata con chitarre elettriche e sintetizzatori, pop, rock, freestyle.

Ed ancora gli sberleffi, le polemicucce giornalistiche, il presidente della Rai chiamato a smontare fin da questa mattina il festival, inserendo ogni tre parole un termine tra “italiano, italiani, famiglia” in modo da persuaderci, con meccanismi che ormai i più giovani lasciano a chi gli ha consegnato un paese di rancore.

E poi pensi a Ramazzotti che cantava nell’ 86, e “adesso tu” ti ritrovi già grande.

 

 

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