Ucciso da una bomba-carta allo stadio, risarcimento per la famiglia di Tonino Currò

Diciotto anni dopo la sua morte, la famiglia di Tonino Currò chiude la vicenda giudiziaria con il risarcimento stabilito dal giudice civile di Messina (presidente Mauro Mirenna), dopo una causa che andava avanti da 14 anni.

Il tribunale ha infatti accolto la richiesta del legale della famiglia, Giuseppe Laface, stabilendo che a pagare per l’uccisione del giovanissimo tifoso del Messina saranno la Lega Calcio, responsabile dell’organizzazione della partita contro il Catania,l’Fc Peloro, che aveva in gestione l’impianto, e il Comune di Messina, “titolare” del Celeste.

Secondo i giudici la morte del ragazzo, ucciso da una bomba carta esplosa durante la partita che si è disputata il 17 giugno 2001 poteva essere evitata, se i sistemi di sicurezza dello stadio fossero stati adeguati.

Assolutamente inadeguata risultava infatti la barriera alta sei metri, realizzata dalla società così come all’epoca previsto dalla Commissione prefettizia di sicurezza e vigilanza.

La struttura infatti non evitò che l’ordigno lanciato da un ultrà etneo colpisse il ventitreenne, il cui cuore cessò di battere dopo due settimane di coma. In sede penale, l’indagine sulla morte di Tonino Currò, cui è stata intitolata la curva nord dello stadio “Celeste”, è stata archiviata. Non è stato infatti possibile individuare con certezza l’identità di chi scagliò la bomba carta.

 

Partecipa alla discussione. Commenta l'articolo su Messinaora.it