Il postino rischia di non suonare più: a Messina mancano 60 portalettere e 160 precari sono senza futuro

Quota 100, incentivi economici per lasciare il servizio ed addirittura 20 giovani sportellisti hanno deciso di lasciare la Sicilia dal prossimo maggio per poter uscire dal precariato e avere una vita più o meno dignitosa. Solo così possono vedere trasformare il loro contratto da part time a full time: trasferirsi al nord e iniziare una nuova vita senza affetti e famiglia. A dirlo è il sindacato dei lavoratori postali della Cisl, che attraverso il segretario regionale Giuseppe Lanzafame denuncia «la politica di tagli al personale e agli organici attuata da Poste Italia con un aumento smisurato della produzione e una grande difficoltà nel richiedere diritti sanciti dalle regole e leggi».

«Negli ultimi due anni 1200 lavoratori hanno lasciato il lavoro a fronte di circa 80 ingressi tra assunzione di consulenti, trasferimenti da altre regioni e passaggi part time a full time – afferma Lanzafame – insomma viene sostituito meno del 10% di chi lascia il lavoro, senza alcun ricambio. Ci sono carichi di lavoro sempre più estenuanti e turni anche di dodici ore al giorno per cercare di sopperire alle gravi carenze di organico. I trasferimenti dal nord sono troppo esigui per la mole di lavoro a cui si deve far fronte e le assunzioni sono minime rispetto alle necessità lavorative. In queste condizioni, le unità in servizio, hanno ritmi molto pesanti e stressanti».

La preoccupazione del Slp Cisl è per le conseguenze sulla forza lavoro con un clima di grande tensione e conflitto, con frequenti scontri fra i vari ruoli all’interno degli uffici postali, di recapito e nei grandi centri di smistamento.

«Si lavora costantemente con il “fiato sul collo” e tutto ciò non é più tollerabile, ammissibile e umanamente sopportabile. La dirigenza di Poste Italiane – continua Lanzafame – pretende dai lavoratori sempre di più, con sempre meno unità e carenti strumenti di lavoro. Un modus operandi che non possiamo tollerare».

Altro tema delicato è lo sfruttamento dei ragazzi assunti a tempo determinato che non potranno mai avere un futuro stabile, soprattutto in Sicilia. A seguito del nuovo “decreto dignità”, inoltre, questi giovani precari non potranno superare i 12 mesi di lavoro ma molto spesso Poste Italiane non rispetta neanche questo limite, e dopo qualche mese di lavoro, li rispedisce a casa come pacchi.

«Dopo averli assunti e sfruttati qualche mese – dice Lanzafame – l’azienda procede in maniera repentina a fare un altro cambio con nuove assunzioni. La conseguenza é il peggioramento della qualità del servizio a discapito della clientela. Nel 2018 – continua il segretario regionale – sono stati assunti a tempo indeterminato oltre 1000 risorse e fra il 2019 e 2020 saranno altri 3200. Si tratta prevalentemente di portalettere ex precari. Delle quasi 5000 assunzioni, nessuno sarà assegnato in Sicilia».

C’è preoccupazione anche per la sorte di 700 lavoratori part time che prestano servizio in Sicilia da oltre 8 anni. «A fine giugno, grazie all’accordo nazionale siglato l’8 marzo a Roma, nella nostra regione saranno trasferite circa 37 unità provenienti da altre regioni e vi saranno 70 trasformazioni da part time a full time. L’Accordo complessivamente potrebbe essere positivo ma è irrisorio nei numeri per le esigenze lavorative che vi sono nella nostra regione».

Anche nel settore del recapito si registrano gravi sofferenze. «È il comparto che preoccupa di più: c’è una carenza di oltre 200 portalettere. Da mesi chiediamo con forza un congruo numero di risorse che riescano a soddisfare il territorio, la clientela ed i lavoratori, per garantire qualità e dignità al servizio altrimenti in Sicilia il sistema Poste rischia di esplodere. Chi di competenza intervenga prima che sia troppo tardi».

Una situazione ben conosciuta a Messina e in provincia. Nell’assemblea dei lavoratori della Slp Cisl tenutasi lo scorso 29 marzo all’Hotel Europa, il sindacato aveva dato i numeri dell’emergenza messinese: nella corrispondenza, ad esempio, ormai il lavoro è affidato ai cosiddetti “contratti a tempo determinato” che si attestano a più del 50% degli operatori in tale settore, portalettere e addetti allo smistamento con una precarietà che, per Slp Cisl, «sta ormai superando i limiti della decenza. Dal 2014 ad oggi non c’è stata alcuna assunzione definitiva». Mancano, ad esempio, una sessantina di portalettere ed anche negli uffici postali la situazione è complicata visto che sono 160 i posti di lavoro coperti da ragazzi a tempo parziale che lavorano soltanto 15 giorni al mese e che aspettano da anni di poter essere trasformati in tempo pieno data la notevole carenza perché è evidente che lavorando a metà creano altrettanta carenza. Altra precarietà nella precarietà.

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