Europee, molti studenti costretti all’astensione perché fuori sede: un messinese, “il mio voto vale 300 euro”

Sono molti gli studenti che rinunciano a votare perché sarebbero costretti a viaggi interminabili per raggiungere il proprio comune di residenza. Due milioni di persone in Italia che si sentono cittadini di serie B.

Un disagio che spiega bene Dario Morgante, studente messinese a Bologna, membro di Link Studenti Indipendenti (sindacato studentesco universitario) che in un post su facebook scrive: “Il mio voto vale 300€. Vale un prezzo di andata e ritorno Bologna Catania (con lo sconto di 40€ gentilmente offertomi). L’art. 48 della Costituzione italiana vale meno delle decisioni di un’azienda privata che specula più che può sui diritti delle persone. E mentre mi incazzo invocando l’Antitrust, le associazioni dei consumatori, la Regione Sicilia, penso a chi è costretto a elargire alle mafie migliaia e migliaia di euro in più di me per attraversare il Mar Mediterraneo, non per votare ma per vivere. Penso a loro e rimpiango di non avere quei 300€ perchè a me è stato tolto il diritto al voto, a loro il diritto alla sopravvivenza. Ed oggi l’unico voto utile è quello che mira a fermare il genocidio in corso: quello dei migranti”.

Una soluzione, seppur parziale, ci sarebbe. È la legge «Elezioni pulite», prima firmataria Danila Nesci (M5S) che garantisce ai fuori sede la possibilità di votare alle Europee in un comune diverso da quello di residenza, purché sia nella stessa circoscrizione elettorale.

Il provvedimento è stato approvato molto velocemente dalla Camera, ma ora giace fermo al Senato. Certamente tardivo per queste elezioni in corso.

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