Salvini in Sicilia, contestato a Catania e Siracusa: a Taormina rilancia “il Ponte sullo Stretto”

I contestatori messinesi di Salvini erano a mare. Gli osservatori nazionali non conoscono l’indole di certa opposizione al sud: se a Siracusa e Catania la gente è scesa in piazza a far sentire la propria voce contro la propaganda del ministro, i messinesi semplicemente lo hanno “snobbato”. Certo, si può sempre biasimare che così si è lasciato spazio a quel “bagno di folla” che ha consentito a Salvini di procurarsi quegli scatti necessari alla sua pagina fb in cui si da conto del tour estivo (che ormai interessa più di quello di Jovanotti). Ma in verità a Mazzeo un cartello con la scritta “La Sicilia non si Lega” è comparso pure. E l’aria, fuori dai social, è cambiata. Lo dimostra anche Soverato in Calabria, che ha dato il la ad un risveglio delle coscienze, inteso come necessità di passare dalla partecipazione virtuale alla contestazione in piazza.

Il ministro “in crisi” che ci tocca ormai guardare su tutti i tg con la panza ignuda a farneticare sui numeri di una “invasione” di migranti che non esiste (mentre continua l’assenza in Europa nei tavoli di concertazione per governare un fenomeno che non è certo emergenza) a Taormina (dove finalmente ha potuto parlare indisturbato) ha annunciato addirittura di avere la manovra economica pronta. Taglio delle tasse al 15%, nessun aumento Iva, pace fiscale, ma elezioni subito. Del resto, il suo discorso sul taglio delle accise con tanto di firma da Bruno Vespa chi se lo ricorda più: il vicepremier sa che gli italiani sono distratti, in estate poi…

E cosa tira fuori dal cilindro della propaganda elettorale? Il Ponte sullo Stretto: argomento pass par tout che funziona sempre per distrarre e dividere l’opinione pubblica al sud (poi il come e il perchè si debba fare una megaopera quando per raggiungere Palermo o peggio Agrigento da Messina sia solo per avventurieri alla Indiana Jones, dato il cambio di mezzi necessario, che importa).

Gli italiani, quelli che ancora comprendono il pericolo delle “uscite” incostituzionali come la balla dei “pieni poteri”, danno ora Fiducia a Mattarella. Se ci sarà una maggioranza per un Governo politico pro Europa, lavoro, ambiente, crescita e democrazia siamo certi che il Presidente la troverà (anche se il rischio è di rafforzare la propaganda leghista e populista del “perdere tempo per salvare la poltrona”).

Se si andrà al voto però, sono necessarie subito regole per permettere a tutti di giocare la partita elettorale alla pari, perchè oggi qualunque forza politica non costituita in Gruppo parlamentare, infatti, sarebbe esclusa. (pal.ma)

 

 

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