Coronavirus, a San Fratello contro la paura suonano le trombe dei Giudei

di Fra Giuseppe Maggiore – Non si esce, tutti a casa, allora ci si inventa qualcosa: tutti nei balconi alle 18 per cantare e suonare, per spezzare la monotonia dello stare dentro le proprie mura domestiche. Così ieri sera ognuno ha suonato o cantato qualcosa, molti l’inno di Mameli, ma tutti in perfetta armonia con l’altro, diversi canti ma un solo obbiettivo: sentirsi uniti in questo momento drammatico. Cantare e suonare per esorcizzare la paura, per sentirsi popolo che insieme riesce a vincere contro ogni nemico, anche quello invisibile.

In questo grande coro tricolore si sono inseriti gli abitanti di San Fratello, piccolo centro montano situato nel cuore dei Nebrodi, con le loro trombe militari. Non potevano non far sentire quella voce cara ad ogni sanfratellano, quello squillo che nella parlata galloitalica viene chiamato “Signaläzz” che sta ad indicare l’attacco del pezzo da eseguire. Lo squillo di quella tromba particolare appartiene ad una tradizione antichissima conosciuta come i “Giudei di San Fratello che con la loro musica rendono lode durante la settimana santa, a quel Signore Crocifisso che ogni abitante di San Fratello invoca come Pätri di la Misircardia, Padre della Misericordia, Colui che per intercessione del loro concittadino San Benedetto il Moro li ha salvati dalle frane che nei secoli il centro nebroideo ha subito.


Come si può dimenticare quel suono di tromba che unì tutti i sanfratellani dopo la processione del Venerdì Santo del 2010 anno dell’ultima frana! Mai era successo che durante la settimana santa i giudei non suonassero i loro motivetti: quell’anno per rispetto dei 1500 sfollati le processioni non furono accompagnate da nessun suono se non dalle lacrime di un intero paese. Solo alla fine della processione i giudei che portarono a spalla i vari simulacri, tra cui appunto il Crocifisso ligneo del 1600, suonarono tutti e fu un unico suono, un’unica melodia che si innalzò al cielo raggiungendo ogni cuore, dando speranza.

Ieri sera i tanti uomini giovani, anziani, bambini si sono dati appuntamento sui balconi e alle 20,00 il silenzio serale e’ stato infranto da quel segnale che dava il via a quel suono che nella mente dei sanfratellani sparsi in ogni angolo della terra richiama sentimenti forti, ricorda che quella melodia è il suono della speranza di un popolo abituato a rialzarsi, a lottare e a vincere. Un minuscolo popolo, con la sua lingua, il suo cavallo, il suo Santo Nero, le sue tradizioni, ma che è parte di un popolo che è quello Italiano. Quel suono stridulo era un messaggio per tutti: andrà tutto bene!

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