Vangelo Ora: l’amore vince sulla morte

di Fra Giuseppe Maggiore – Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, le sorelle di Lazzaro mandarono a dire a Gesù: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato». All’udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!».
Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. Marta, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».

Gesù si commosse profondamente e, molto turbato, domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». Gesù scoppiò in pianto. Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!». Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?». Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberatelo e lasciatelo andare».

Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui.

I camion militari pieni di bare a Bergamo: la morte avanza non curante dell’età, della nazionalità, non guarda né la religione e né il colore della pelle, ma passa da un confine all’altro strappando vite che non possono godere nemmeno del conforto umano e spirituale, essendo negato persino il funerale dove si sente forte la presenza di Dio. In questo marasma viene spontaneo dire come la sorella di Lazzaro, Marta: “Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto”.

Assistiamo inermi al silenzio apparente di Dio. Di un Dio che non urla, che non cerca le prime pagine dei telegiornali, che non gioca a fare l’eroe, ma che si incarna nell’ordinarietà che persone semplici umili conducono.

Ieri sera tutti, credenti e non, abbiamo assistito alla preghiera che Papa Francesco ha elevato al Signore una piazza immensamente grande come quella di San Pietro dove la pioggia rompeva il silenzio assordante e il senso di vuoto ha tentato di fare risalire in ognuno di noi l’angoscia e la paura. Ma in realtà quella piazza era piena, ognuno di noi era davanti alla televisione o al computer a seguire quell’uomo vestito di bianco ansimante mentre attraversava quella piazza per invocare la misericordia di Dio. Forse come Marta abbiamo esclamato fiduciosi: “Ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà”.

Questa quaresima strana ci sta facendo sperimentare il deserto, il Tabor, la sete, la cecità; pur rimanendo a casa ci porta all’essenziale, alla scelta di vivere in maniera diversa,  di non vivacchiare, come siamo abituati a fare, travolti da mille preoccupazioni, dai giudizi degli altri, dal lavoro che toglie spazio alla famiglia, ad una buona lettura, allo studio, alle relazioni vere e sincere… alla relazione con Dio.

In questo periodo dove un piccolo virus ci ha messo dinnanzi ai nostri limiti e debolezze facendoci prendere coscienza che non siamo invincibili o onnipotenti, abbiamo l’opportunità di imparare a vivere bene la vita di vedere le cose in maniera diversa. Di vivere tutto questo come momento di grazia.

Togliamo la pietra, rotoliamo i macigni dall’imboccatura del cuore, via le macerie che ci impediscono di vedere la luce, è il tempo di rialzarsi, di risorgere. Come Lazzaro siamo chiamati ad uscire dal torpore, dal sonno, dai sensi di colpa, dai rimpianti, dalle paure che ci tengono intrappolati nel sepolcro della disumanità. Usciamo fuori dalla mentalità egoista, dal guardare solo a noi stessi, dal sentirci il centro delle cose e del mondo. Come Lazzaro veniamo liberati dai lacci della morte, quella morte che ognuno di noi sperimenta a causa degli avvenimenti che la vita ci riserva. Liberiamoci da ogni tipo di maschera, liberiamoci dalla paura che dopo questa vita non c’è nulla. Non è vero, anche se la morte lascia attoniti, ci riduce al silenzio perché nella morte delle persone a cui vogliamo bene è anticipata la nostra morte, è necessario comprendere che non viviamo per morire, ma per vivere. La vita che abbiamo ricevuto ha come prospettiva l’eternità.

Ieri sera guardando l’immagine del Crocifisso che Papa Francesco ha pregato e baciato, ho pensato a Gesù che scoppia in lacrime davanti a Marta, Maria e tutti coloro che erano presenti per la morte di Lazzaro. Che immensa grandezza Dio che versa le lacrime per un suo figlio, un suo amico! Ieri sera nella piazza vuota Dio ha versatole sue lacrime. Come se Dio, per la prima volta, vedesse quanto dolore ci procura il dolore, quanto smarrimento, quanto disorientamento. Gesù davanti alla morte dell’uomo mostra il lato umano di Dio.

Ma alcuni di loro dissero: “Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?”. Non siamo mai contenti dell’agire di Dio, non lo capiamo, vogliamo che Egli soddisfi le nostre esigenze senza perdere tempo, siamo incapaci di comprendere che ogni momento è quello giusto per poter amare… da Dio.

Gesù chiede dove hanno deposto Lazzaro: “vieni a vedere”, gli dicono. Tre anni prima, ai due discepoli del Battista che si erano messi sui suoi passi, aveva detto le stesse parole venite e vedrete. Loro videro dov’era Dio. Dio, ora, va a vedere dov’è la morte, non rimane indifferente davanti al dramma dell’uomo. Oggi più che mai lo fa attraverso i medici, gli operatori sanitari,  i sacerdoti, gli scienziati e tantissimi altri uomini e donne che stanno offrendo la loro vita per il prossimo; con il loro amore alla vita stanno annullando la morte. Ciò che rimane in eterno è la carità, vivremo per sempre da risorti con il Signore se siamo stati capaci di riconoscerlo in ogni uomo e in ogni donna che con noi hanno condiviso il cammino della vita. 

Lasciamoci, come chiesa, sciogliere anche noi allora da quelle bende che ci tengono legati, che ci trattengono, perché il vento della Risurrezione è per oggi, non per il futuro: è oggi che abbiamo bisogno di rianimare le nostre forze, è oggi che abbiamo bisogno di riaccendere di vita e di libertà i nostri giorni.

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