Raffineria di Milazzo, i sindacati: «Si cavalca l’onda ambientalista per qualche voto. Il rischio è la chiusura»

La continuità produttiva seriamente a rischio. La preoccupazione per il futuro della Raffineria di Milazzo è evidente tra i lavoratori e confermata nel corso dell’ultima assemblea dei comitati direttivi aziendali di Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil che ha dichiarato l’immediata mobilitazione della categoria con la definizione di un calendario di iniziative di protesta.

Il nodo è rappresentato dai nuovi parametri per le emissioni fissati dal Governo Regionale nel “Piano regionale per la qualità dell’aria” che ha imposto un nuovo riesame dell’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA), rilasciata solo qualche mese fa e valida sino al 2030.

«I nuovi valori emissivi indicati dalla Regione per tutte le aziende – denunciano i direttivi della Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil – altro non sono che l’abbattimento al 50% di quanto previsto dalle norme nazionali e, in quanto tali, non sono stati mai applicati da nessun’altra regione d’Italia per il motivo che provocherebbero l’immediato blocco di qualsiasi attività industriale».

La norma regionale, discostandosi fortemente dai valori nazionali e da quelli applicati nella altre regioni, anziché puntare realmente a ridurre le emissioni, per i sindacati mira, in realtà, «a cavalcare la propaganda ambientalista per raccattare qualche voto nelle prossime elezioni di ottobre, minacciando così irresponsabilmente la chiusura dei siti industriali ed il mantenimento economico ed occupazionale dei territori in cambio di una vocazione e di un nuovo assetto produttivo di cui però non vi è alcuna traccia, né si intravede uno straccio di imprenditore disposto a creare lavoro e men che meno vi è alcun centesimo impegnato in bilancio».

Urgente per i direttivi aziendali della Raffineria di Milazzo che il Governo Regionale chiarisca dettagliatamente se esiste e quale sia il piano energetico della Sicilia. «Cosa, come e dove debbano produrre le aziende dell’isola per garantire il fabbisogno regionale e nazionale e se intende, o meno, fare in modo che le aziende onorino il debito che hanno con il territorio, continuando a dare lavoro e ad investire, anche e soprattutto in termini di abbassamento delle emissioni o, infine, se ritiene più utile offrire a queste il facile alibi per andarsene».

Una richiesta, Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil, la pretendono anche da Eni e Q8, azionisti della Raffineria di Milazzo: «Chiariscano le proprie intenzioni sul futuro dell’impianto di Milazzo e definiscano il piano aziendale e gli investimenti per i prossimi anni».

Per i sindacati vi è un utilizzo strumentale dei termini ambiente e salute, continuamente ripetuti a sproposito e senza alcun oggettivo supporto analitico ufficiale. Un utilizzo che condannano sollecitando, per coniugare l’abbassamento delle emissioni con il mantenimento produttivo, un confronto tecnico tra Ministero, Regione ed aziende».

La preoccupazione è che il territorio, già fortemente ridimensionato nel suo assetto occupazionale ed economico e a forte rischio sociale, oggi non sia in grado di reggere un forte impatto come quello che provocherebbe la chiusura degli impianti e come, senza le rimesse dei dipendenti, siano a rischio i servizi erogati dai comuni e l’intera economia.

Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil ritengono irresponsabile chi, oggi, chiede di scegliere tra occupazione e salute. «Chi lo fa vuole mettere l’opinione pubblica di fronte ad un assurdo bivio, non garantendo entrambe a tutti. Chiediamo, quindi, alle deputazioni, ai comuni, alle associazioni, agli attori economici di questo territorio di far sentire la propria voce in sostegno al mantenimento delle aziende ed al miglioramento ambientale».

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