Commemorazione dei defunti: la Preghiera una carezza a chi non c’è più

di Fra Giuseppe Maggiore – Quando si pensa al mese di novembre non si può non pensare a coloro che non sono più con noi. Tradizionalmente questo mese è legato alla commemorazione dei defunti. Anche chi non è solito frequentare  spesso i cimiteri durante il resto dell’anno, in questo periodo ci va, prega con più intensità per i cari già passati all’altra vita, programma Messe in loro suffragio, li pensa maggiormente.  Questo accade soprattutto il 2 novembre, non a caso nella dicitura popolare il “giorno dei morti”, anche se in realtà la Chiesa li ricorda in ogni Eucaristia ma in questo periodo la loro memoria è più forte e sentita.

Quest’anno particolarmente segnato non solo dalle morti causate dalla guerra, dalla violenza (a tal proposito come non ricordare i fratelli uccisi in Francia qualche giorno fa), si aggiungono quelli causati da malattie varie. Il pensiero va alle migliaia di fratelli e sorelle stroncati dalla Pandemia del Covid-19.

Si prega per i morti per celebrare la vita, perché li si crede vivi nel Signore, per accompagnarli nel cammino di avvicinamento a Lui. Sembra un paradosso ma non lo è per niente.

Oltre alle motivazioni teologiche che spiegano e che accompagnano la preghiera per i defunti, ci sono anche ragioni spirituali al limite dello psicologico. Pregare per i morti vuol dire infatti credere che esiste una vita oltre a questa, che incontreremo il Signore, che esiste un legame diretto tra la terra e il cielo. Ma è anche un modo per sentire più vicine le persone che abbiamo amato, per ringraziarle di esserci state, per imparare dal ricordo delle loro esistenze, quello che il Signore vuole insegnarci.

Attraverso la Liturgia, in maniera particolare la Celebrazione Eucaristica, si fa ricordo di chi ci ha preceduto: “Ricordati, Signore, dei tuoi fedeli, che ci hanno preceduto con il segno della fede e dormono il sonno della pace. Dona loro, Signore, e a tutti quelli che riposano in Cristo, la beatitudine, la luce e la pace” (Canone romano). Un ricordo semplice, efficace, carico di significato, perché affida i nostri cari alla misericordia di Dio. Preghiamo con speranza cristiana che siano con Lui in paradiso, nell’attesa di ritrovarci insieme in quel mistero di amore che non comprendiamo, ma che sappiamo essere vero perché è una promessa che Gesù ha fatto. Tutti risusciteremo e tutti rimarremo per sempre con Gesù, con Lui.

Sant’Agostino sottolinea la grande importanza delle preghiere per i defunti dicendo: “Una lacrima per i defunti evapora, un fiore sulla tomba appassisce, una preghiera, invece, arriva fino al cuore dell’Altissimo”.

Sono del parere, anzi ne sono più che convinto, che la migliore preghiera che si può offrire al Signore per i nostri cari defunti sono le opere di carità: l’ascolto, l’accoglienza, la solidarietà, lo spendersi gratuitamente per l’altro… Se la preghiera non diventa vita, se la liturgia non si incarna nella realtà rischia di rimanere un insieme di parole o un rito sterile che non produce nulla, al massimo mette a tacere la coscienza illudendoci di aver fatto qualcosa di buono.

La vera preghiera è continuare a offrire per i nostri cari, per noi stessi per tutti coloro che portiamo nel cuore, tutto ciò che facciamo nella quotidianità. Tutto il nostro operato se preceduto da una vita sacramentale diventa preghiera che, come profumo d’incenso sale a Dio, e ci fa sentire uniti a coloro che non sono più presenti fra noi. E’ come dare un abbraccio… una carezza. Sarebbe bello pregare con la consapevolezza che la volontà del Padre è che nessuno vada perduto e che Gesù “lo risusciti nell’ultimo giorno” (Gv6,40)… allora sì che ha un senso, allora si che la preghiera è davvero una immensa e intensa carezza… d’amore!

 

 

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