Dal gruppo fb alla piazza: “Scuola in presenza”, il 7 novembre la manifestazione

Pronti a scendere in piazza “per la scuola e per la cultura”. A lanciare l’appello un gruppo di docenti del Liceo “Emilio Ainis” e i responsabili del gruppo facebook “Scuola in presenza” che hanno deciso di organizzare una protesta in seguito alle sospensioni della didattica in presenza per le scuole superiori e alle limitazioni imposte anche agli altri ordini di scuola e alle attività culturali imposte dalle recenti disposizioni governative e regionali.

“Desideriamo condividere il disagio e la preoccupazione che tali provvedimenti hanno suscitato in noi, per ciò che hanno comportato, ma soprattutto, per ciò che rischiano di comportare – spiegano in un comunicato – Siamo consapevoli della necessità di far fronte ad una seria emergenza sanitaria. E per questo, nel periodo in cui abbiamo fatto lezione in presenza, abbiamo seguito senza esitare tutte le prescrizioni necessarie: uso delle mascherine, distanza interpersonale, sanificazione e così via. Lo abbiamo fatto perché siamo convinti che la didattica in presenza, anche svolta con questi obblighi e limitazioni, sia ben più efficace dal punto di vista formativo di quella a distanza.

Pensiamo che “formare” gli studenti sia cosa ben più ampia e articolata di una semplice trasmissione di conoscenze. A scuola si cerca di costruire un ambiente immersivo e coinvolgente, fatto sia di spazi fisici che di relazioni tra docenti e alunni e tra gli alunni stessi. Questo predispone le menti non solo ad accogliere nuove conoscenze, ma anche ad interrogarsi su di esse, a mettere in discussione le proprie convinzioni, a interagire con gli altri soggetti presenti. In breve, a scuola si crea uno spazio di socialità, che soprattutto per gli adolescenti ha un’importanza vitale per la costruzione e lo sviluppo della personalità e della propria identità.

Tutto questo viene meno quando si è collegati davanti al proprio schermo, isolati fisicamente dagli altri. La possibilità delle ragazze e dei ragazzi di mettere in moto il corpo e la mente e di intrattenere relazioni significative con i loro “pari” viene severamente limitata, con grave danno per la loro crescita.

Purtroppo, nonostante il nostro sforzo di conformarci alle disposizioni contro l’epidemia, stiamo pagando delle colpe non nostre. Quelle stesse istituzioni che ora impongono a noi e ai nostri alunni di starcene a casa davanti a uno schermo sono le stesse che la scorsa estate non hanno fatto abbastanza per ampliare e rafforzare la rete dei trasporti pubblici, i principali “indiziati” dell’aumento dei contagi dall’inizio della riapertura delle scuole, dato che fino a questo momento si ha notizia certa di ben pochi casi, in relazione al totale, di contagi effettivamente verificatisi all’interno degli ambienti scolastici. Ci chiediamo anche per quale motivo ci venga imposta la didattica a distanza laddove altri Paesi maggiormente investiti rispetto a noi dalla seconda ondata di contagi, come Francia, Germania o Regno Unito, lasciano tutti le scuole aperte, così come l’Irlanda che per tutto il resto è in confinamento pieno.

Noi chiediamo che le istituzioni interessate, a tutti i livelli, riconsiderino, in virtù di quanto abbiamo esposto, i provvedimenti che colpiscono la scuola in maniera così pesante.

Proponiamo che la didattica in presenza sia riportata almeno al 50% e che vengano prese misure eccezionali per aumentare l’offerta dei trasporti, specie nelle fasce orarie più interessate dall’utilizzo degli studenti. A tal fine crediamo utile coinvolgere il trasporto privato attraverso apposite convenzioni, dal momento che la crisi del turismo tiene fermo circa il 70% degli operatori e non pochi lavoratori rischiano di finire sul lastrico. Proponiamo anche che i recenti provvedimenti per assicurare a tutti gli alunni almeno un dispositivo per collegarsi alle lezioni a distanza includano anche dei bonus per connessioni wi-fi che coprano il periodo della parziale sospensione della didattica in presenza. Tali provvedimenti, se non possono eliminare del tutto gli effetti negativi della didattica a distanza, potrebbero mitigarli ed alleviare una condizione che già di per sé è fonte di disagi e di preoccupazioni non solo per il presente, ma anche per l’avvenire delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi.

Ci rivolgiamo, altresì, agli operatori del teatro, della musica, del cinema e della danza anch’essi duramente colpiti dalle recenti restrizioni governative e anch’essi, analogamente a quanto avvenuto per la Scuola, inermi vittime di decisioni politiche che li hanno costretti al rispetto di norme cautelari molto stringenti e, nonostante ciò e a fronte di una programmazione delle proprie attività faticosa quanto puntuale, vedono adesso vanificati i loro sforzi. Chiediamo il coinvolgimento, infine, anche degli studenti universitari, affinché rivendichino il loro diritto di essere parte di un’autentica comunità di studio, scambio e ricerca e non passivi fruitori di un sistema che li considera semplici utenti e ricettori di una mera trasmissione del sapere, priva di autenticità e condivisione scientifica

Quella che noi difendiamo è dunque un’idea complessiva di Cultura. Un’idea che, a fronte, ripetiamo, di una pur seria emergenza sanitaria, non può e non deve essere messa in discussione e che, anzi, va difesa con forza, soppesando nel modo il più possibile oculato, i rischi epidemici e quelli di un altrettanto preoccupante disastro educativo e culturale”.

La manifestazione, autorizzata dalla Questura di Messina, si svolgerà nel pieno rispetto delle misure previste dal Governo. 

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