Vangelo Ora: guariti per servire

di Fra Giuseppe Maggiore – Dal Vangelo secondo Marco 
In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, subito andò nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva.
Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano.
Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce. Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!». Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!». E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni.

Gesù sta tra la gente, sta nella sinagoga, in casa, in strada. Si relaziona con la vita, con la monotonia di ogni giorno. Sta con chi lavora, con chi vive gli affetti, con chi vive la fede… e anche con chi non la vive o la vive male. Il Signore Gesù non fa differenze, non mette veti, ma libera il cuore di chi si rende disponibile alla conversione, al cambiamento, di chi è capace di acquisire la logica di Dio, di pesare alla maniera di Cristo.

Gesù esce dalla sinagoga per ricordare a tutti che la prima purificazione da fare deve compiersi all’interno della comunità, per superare una visione intimistica della fede, che ti fa credere giusto perché osservi regole, norme e riti che si fermano sulla soglia del tempio e non ti rendono fratello o sorella di chi vive al di la di quella soglia. Guai a chi cerca di tenere per sé il Vangelo. Guai a chi si illude di possedere Dio!

Gesù opera un cambiamento che a noi  a volte non piace: non è più la sinagoga, il luogo sacro, ad essere il cuore della nuova comunità di discepoli, ma la casa, la strada, la periferia.

Gesù lo trovi al semaforo, nel bar, negli angoli della strada, fa fatica a sbarcare il lunario… su un barcone… è presente nella quotidianità e la feconda con la sua presenza. Sta a noi renderlo presente e non imprigionarlo nelle nostre strutture murarie e mentali che quotidianamente inalziamo. Papa Francesco qualche anno fa affermava che “la Chiesa deve essere come Dio: sempre in uscita; e quando la Chiesa non è in uscita, si ammala di tanti mali che abbiamo nella Chiesa. E perché queste malattie, nella Chiesa? Perché non è in uscita. È vero che quando uno esce c’ è il pericolo di un incidente. Ma è meglio una Chiesa incidentata, per uscire, annunziare il Vangelo, che una Chiesa ammalata da chiusura. Dio esce sempre, perché è Padre, perché ama. La Chiesa deve fare lo stesso: sempre in uscita”.

Gesù esce e guarisce chi è infermo, chi ha bisogno di affetto, chi ha bisogno di essere ascoltato…amato.

La giornata tipo di Gesù è fatta di ascolto, di guarigioni, di liberazioni, di preghiera, di silenzi, di libertà interiore.

Credo che la guarigione della suocera di Pietro dovrebbe farci riflettere. Gesù la prende per mano, le mostra la tenerezza di Dio, di un Dio che ama la normalità, la semplicità, che ama l’uomo. Appena guarita si mette a servire. Anche noi siamo come la suocera di Pietro: guariti per servire.

La comunità non è formata da super uomini e super donne immuni alla fragilità, alla debolezza, al peccato, ma è formata da esseri umani che hanno bisogno di guarire da ogni tipo di infermità. “Gesù ci invita a riconoscere la nostra febbre, quella che ci impedisce di amare, può essere l’egoismo o l’insicurezza, che ci fanno credere che a vincere è il furbo che sa intercettare solo le situazioni gradevoli, convenienti o comode” (T. Frigione)

Gesù non rimane neppure in casa, come esce dalla sinagoga per incontrare l’uomo, così esce dalla abitazione per andare oltre. Gesù ama le porte aperte, i tetti spalancati, muri abbattuti. Gesù non respinge, non mette confini anzi li supera, non urla e non reclama pieni poteri. Cerca pescatori di umanità in un paesino di frontiera e li manda ad evangelizzare il mondo, a guarire l’umanità assettata di amore.

E dopo aver continuato a guarire l’uomo superando la soglia di casa, Gesù conclude la sua giornata con la preghiera. La relazione intima e feconda col Padre è il segreto dell’equilibrio, della forza, del carisma non solo di Gesù ma di chi decide di seguirlo e non di inseguirlo. Perché seguire significa andare dietro a qualcuno che avanza per primo seguendo le sue orme e imitandolo. Inseguire è correre dietro a una persona con lo scopo di raggiungerlo e fermarlo, un po’ come facciamo noi con Dio quando non accettiamo la sua volontà, la sua Parola. Così come l’indemoniato della sinagoga di domenica scorsa “Che c’è fra noi e te, Gesù Nazareno? Sei venuto per mandarci in perdizione?“. Ammettiamolo il nostro Dio è scomodo, perchè dinamico, itinerante… un Dio di strada che non ama i salotti, le sacrestie, i luoghi chiusi, che non ama tante parole ma passa ai fatti.

La preghiera, la meditazione, il silenzio ci sono indispensabili per nutrire la nostra anima. La preghiera ci rende liberi, la preghiera ci rende discepoli, ci impedisce di non morire dentro. Pochi minuti di preghiera quotidiana possono cambiare molte cose.

Pietro lo rincorre lo rimprovera, è gasato dalla giornata trascorsa, vuole cavalcare l’onda della popolarità. È come alcuni “politici” di oggi che galvanizzati dai sondaggi pensano al potere più che al popolo. Gesù rifiuta il potere, il successo, ama farsi prossimo, farsi fratello servendo il fratello.  La comodità, la fama, la stabilità non sono requisiti adatti per chi vuole seguire il Signore.

San Francesco d’Assisi amava dire che il nostro chiostro è il mondo, un mondo dove l’unico confine da difendere, accogliere, guarire, amare e servire è l’essere umano vivendo le nostre giornate alla maniera di Gesù.

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