Migranti, da Aprile 2021 1500 morti nel Mediterraneo centrale

ANSA/ALESSANDRO DI MEO

Sono almeno 1.500 i morti nel Mediterraneo centrale dall’aprile di un anno fa. Lo afferma l’Oim e lo ribadisce Sos Mediterranee, ricordando il naufragio al largo della Libia in cui il 22 aprile del 2021 morirono almeno 130 persone. “In condizioni di mare estremamente difficili, la Ocean Viking cerco’ senza sosta tre imbarcazioni in difficolta’ segnalate dal centralino civile di Alarm Phone nelle 24 ore precedenti. Durante questa corsa contro il tempo, nonostante i ripetuti tentativi di contatto dei Centri di Coordinamento del Soccorso Marittimo, nessuna autorita’ coordino’ le operazioni di ricerca. Affiancato da tre navi mercantili mobilitate da un Mayday trasmesso da un aereo di Frontex, il nostro equipaggio concluse le operazioni di ricerca dopo il ritrovamento di pezzi di un gommone naufragato e di alcuni cadaveri che galleggiavano in alto mare”.

“Probabilmente non sapremo mai esattamente quante persone hanno perso la vita in questa tragedia. Un anno fa, non solo siamo stati testimoni delle conseguenze di un naufragio che ha aggravato la tragedia che si consuma nel Mediterraneo, ma abbiamo anche sperimentato una crudele assenza di coordinamento della Ricerca e del Soccorso da parte degli Stati. Il 21 e 22 aprile tutte le persone a bordo di quel gommone in difficolta’ sono state abbandonate al loro destino dalle autorita’. L’anno scorso Sos Mediterranee ha descritto con estrema precisione i fatti e il succedersi degli eventi, che testimoniano chiaramente le conseguenze letali della mancanza di un efficace dispositivo di Ricerca e Soccorso nel Mediterraneo centrale. Da un anno a questa parte non e’ stata intrapresa nessuna azione per evitare che tali tragedie si ripetano”, spiega Luisa Albera, coordinatrice di Ricerca e Soccorso della ong a bordo della Ocean Viking.

Sono ormai piu’ di sei anni che il Mediterraneo centrale e’ diventato la rotta migratoria marittima piu’ letale al mondo. Fonti attendibili riportano che almeno 19.300 persone tra bambini, donne e uomini sono morti in questo tratto di mare, alle porte dell’Europa, e si tratta di un numero molto probabilmente sottostimato. Intanto, sottolinea Sea Watch, dalla primavera scorsa Frontex “fa volare un drone Heron 1 sul Mediterraneo centrale. Il suo compito? Monitorare le zone di ricerca e soccorso e seguire chi cerca di attraversare il Mediterraneo. Il drone e’ gestito dall’Airbus Defense Group e pilotato da personale di German Airbus a Malta. Costa 50 milioni di euro ed e’ dotato di un’avanzata tecnologia di sorveglianza militare. Ha un’operativita di oltre 20 ore, le riprese del drone possono essere trasmesse in tempo reale al quartier generale di Frontex a Varsavia”.

“Puo’ essere usato – conclude Sea Watch – per coordinare i respingimenti illegali in Libia e catturare le persone che cercano salvezza in Europa”. 

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