Turi Vasile “torna” nella sua Messina, inaugurato ad Unime un fondo alla presenza dei figli Carla e Paolo

di Palmira Mancuso – Una targa sulla porta riporta quel suo richiamo alle radici: “Sono qui, nella città dove nacqui moltissimi anni fa, ai piedi del faro di San Raineri”. E proprio dietro quella porta, da oggi, studiosi e curiosi, potranno trovare Turi Vasile, immerso tra quelle carte che ne riportano idee, riflessioni, appunti, progetti, non sempre tutti realizzati.  Un Fondo, donato dai familiari, ha trovato posto all’Università di Messina, dove Turi Vasile si è formato negli anni della giovinezza, per poi approdare all’ambiente romano e in generale del grande cinema italiano, di cui è stato un apprezzato produttore. Un intellettuale anticonformista, di cui in questi due giorni si è voluto celebrare il genio creativo, l’intuizione per i nuovi linguaggi, l’intraprendenza. Un uomo di cui abbiamo riconosciuto diversi volti, compreso quello più intimo, quello del padre raccontato dai propri figli.

I lavori, coordinati dal Prof. Dario Caroniti, sono stati interrotti dalla notizia della scomparsa di Maria Teresa Giuffrè, intellettuale, curatrice della colossale Enciclopedia del Diritto, e moglie del prof Francesco Mercadante, amico di Vasile e componente del comitato scientifico-organizzatore. “Un destino che lo accomuna a quello di mio padre” – ha ricordato commosso il figlio Paolo alla notizia, ripercorrendo il rapporto unico e speciale intercorso tra i suoi genitori.

“Per mio padre non avrebbe potuto esserci altro finale – dice ancora Paolo Vasile, tra i più grandi manager dell’industria televisiva – se non quello di aspettare la morte di mia madre, per poi prepararsi velocemente a seguirla. Lui non avrebbe mai voluto lasciarla per primo”. E ripensando ancora a quegli ultimi giorni, dopo la morte della sua adorata Silvana, ricorda come sia stato difficile emanciparsi da un padre così “ingombrante”, così importante, così forte, un padre che solo poco prima di andarsene gli confessa “con te accanto mi sento più sicuro”.

Certamente questi due giorni, che avrebbero meritato forse più attenzione anche da parte delle istituzioni locali, sono serviti non solo a consegnare un meritato riconoscimento alla produzione intellettuale di Vasile, ma anche a restituire ai figli quel legame, non sempre affettuoso ma sempre presente, con Messina.

Tanta emozione nei racconti della figlia Carla, che ha avuto un rapporto privilegiato con il padre, l’unico da cui si è sentita veramente compresa, quando in piena adolescenza spiazzò il resto della famiglia con un “voi non conoscete Carla”, aprendola ad uno specchio, ad un nuovo modo di rapportarsi.

Del resto Turi Vasile era un uomo di poche parole, di molta franchezza, di grande cocciutaggine. E questo suo “ritorno” a Messina, una città da cui non si è mai allontanato, è solo l’inizio di una nuova stagione di analisi, partendo da quel paesaggio dell’anima di cui tanto ha scritto.

 

 

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