“Mine Vaganti”, l’ironia e il bodypositive che riempiono il teatro

di Palmira Mancuso – Quando si dice applausi a scena aperta! Da tempo non si respirava al Teatro Vittorio Emanuele quella spensierata leggerezza di aver proposto uno spettacolo da sold out: un evento in cartellone che ha portato in teatro centinaia di messinesi già alla prima, con persino lamentele perchè i biglietti sono introvabili.

Un successo “blindato” per Mine Vaganti, con Ferzan Ozpetek che alla sua prima regia teatrale, mettendo in scena l’adattamento di uno dei suoi pluripremiati film, si conferma un autore amatissimo, e capace di toccare le corde più popolari senza per questo rinunciare ai grandi temi, come quello della omosessualità maschile, delle libertà sessuali, del bodypositive, delle discriminazioni di genere.

Una battaglia contro il pregiudizio che anche grazie alla sua divertente ironia è negli anni servita a incidere culturalmente, tanto da far dire ai più piccoli che “sembra ambientata nel medioevo”, per certi stereotipi che si spera siano sempre più relegati al passato.

Eppure i venti reazionari di questa fase politica, non ultimo il tentativo di modificare l’articolo 527 del codice penale e reintrodurre la pena del carcere per chi compie atti osceni in luogo pubblico (la nuova priorità di Fratelli d’Italia e del viceministro agli Affari Esteri Cirielli) è la chiara dimostrazione di quanto sia ancora necessaria un’opera come questa, divertente ma estremamente efficace sul piano del rispetto delle libertà individuali.

Un lungo, lunghissimo applauso ha sancito l’abbraccio del pubblico che è diventato parte del cast, insieme a Francesco Pannofino, Iaia Forte e Simona Marchini indiscussi “mattatori”: quel “popolo” che nel suo vociare ha scandito le fasi del cambiamento che ha coinvolto la famiglia Cantone e le sue radicate tradizioni alto borghesi, messe in crisi dalla omosessualità degli “unici eredi” dell’azienda di famiglia.

Erasmo Genzini e Carmine Recano hanno quasi “faticato” a non farsi sopraffare dalla imponenza scenica degli “amici”Francesco Maggi e Jacopo Sorbini: di assoluto effetto l’omaggio a quel caberet iberico che sul finale ci ha ricordato l’atmosfera del Plata di Zaragoza, con Mimma Lovoi che da ordinaria cameriera diventa una bomba sexy.

Cancellata ogni barriera tra il palco e la sala, l’inconsueto ringraziamento finale di Pannofino ha chiuso una piacevolissima serata messinese, con la sensazione di averla trascorsa nel posto giusto.

 

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