Bonaccini vuole unire, ma a Messina non spopola

di Veronica Pagano – Dati parziali a parte (in Lazio e Lombardia si voterà fino a domenica 19) che vedono Stefano Bonaccini staccare Elly Schlein di oltre 20 punti percentuali (54,35% contro il 33,70% della seconda), interessante è il dato siciliano, sorprendente quello messinese. Se, infatti, il dato regionale vede Bonaccini ancora in testa (42,2%), ma tallonato dalla Schlein con il suo 36,9%, a Messina e provincia i circoli hanno premiato quest’ultima permettendole di sfiorare il 65% dei voti

Insomma, l’endorsement di una parte della dirigenza siciliana (e messinese in particolare) non è bastato per convincere i tesserati nostrani. E non è bastata nemmeno la venuta del Presidente emiliano-romagnolo a Messina sabato scorso. Il suo appello all’unione, pronunciato al Palacultura, non convince in pieno. 

 
Bonaccini: “Una sinistra minoritaria, identitaria e ideologica? No, grazie”
“Abbiamo bis
ogno di una sinistra riformista, pragmatica e unita per il Paese“. Un appello che Bonaccini, chiaramente, non rivolge solo “agli amici del Movimento 5 Stelle e del Terzo Polo”, ma che ha tutta l’aria di avere un altro destinatario, principale e più diretto. Ogni partito, si sa, ha una spada di Damocle sulla testa: il correntismo. Bonaccini sta mandando un messaggio alle correnti del partito, messaggio che diventa ancora più chiaro in questo passaggio: “Se la cultura socialista prevale troppo su quella cattolico-democratica o viceversa o quella liberaldemocratica, finisce il Partito Democratico”

Lo ripete costantemente nel suo discorso, quasi come un mantra. A volte lo lascia intendere tra le righe, più sottilmente (“riscoprire la vocazione maggioritaria è il contrario dell’autosufficienza“), altre invece in maniera più dura e diretta: “io di una sinistra che diventi minoritaria, identitaria e ideologica non so cosa farmene” o ancora “fare alleanza significa essere meno arroganti, pensare di non avere sempre ragione”. 

Bonaccini immagina quindi un PD prima di tutto unito al suo interno, ma che sappia anche unire la sinistra strizzando l’occhio al M5S e al Terzo Polo (Azione e Italia Viva) convinto che solo così si potrà offrire un’alternativa alla destra: “Noi non bastiamo da soli, ma – conclude con un moto che tradisce un certo orgoglio – senza il PD la destra non si batte“. 

Bartolotta: “Messina considerata la periferia del regno”
Nino Bartolotta, segretario provinciale del PD, è tra i sostenitori della candidatura di Bonaccini, definito, ai nostri microfoni, “la persona giusta al posto giusto” per realizzare una coalizione di centrosinistra ampia e inclusiva. “Credo che Stefano Bonaccini – ha dichiarato – abbia quella pragmaticità e quell’esperienza per poter fare bene e che ci sia più visione nel suo programma e nella sua mozione programmatica”.

Ma cosa rimprovera all’attuale dirigenza nazionale del partito? Glielo abbiamo chiesto: “Da messinese rimprovero di aver considerato Messina la periferia del regno. Nelle elezioni regionali – ricorda – ci sono stati dirigenti nazionali che hanno preferito atterrare a Palermo e ripartire da Catania bypassando Messina. Eppure noi siamo sempre qua, ci abbiamo messo la faccia: fare politica nel PD a Messina non è come farla a Bologna o in Emilia-Romagna… però siamo fieri di farlo. Oggi – conclude – pensiamo che Bonaccini può essere un elemento di riscossa, sperando che non ci deluda come avvenuto in tante occasioni”.

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