DUE NOVEMBRE: DI PASSAGGIO AL GRANCAMPOSANTO

 

Abbigliamento adatto per una visita al Gran Camposanto di Messina: innanzitutto gli stivaloni da “cocciularu”, vista la reale possibilità di sprofondare nel fango dopo le ultime piogge. Preferibilmente gli stivali dovrebbero avere la punta di ferro:  calcinacci, mattoni fuori posto e quant’altro potrebbero  farci incappare in brutte cadute e dolorose lesioni… A seguire: tuta ermetica da lavoro,  per non rischiare di essere punti dalle zanzare che hanno colonizzato i vari acquitrini paludosi,  con tanto di vegetazione esageratamente rigogliosa, all’interno del cimitero, e per evitare lo scorticamento cutaneo dovuto all’impigliarsi in spine di vario genere ( magari durante la visita ci scappano pure due more). Infine, caschetto di sicurezza:  lo staccarsi di un pezzo di marmo o di cemento durante le preghiere è un rischio minimo di cui però non possiamo  che tener conto.

Adesso che siamo vestiti di tutto punto, possiamo iniziare il nostro tour all’interno del Gran Camposanto.

A prima vista c’è già qualcosa che non va, il cartello di entrata è composto da un bel pezzo di cartone sopra il quale un volenteroso ha disegnato una freccia ed una scritta con un bel colore rosso spento;  per il cartello d’uscita, l’iter deve essere stato il medesimo.

Ora che siamo dentro possiamo iniziare la ricerca di un nostro caro, magari situato in una piccola cappella.

Ci  districhiamo tra le viuzze rese quasi irriconoscibili dalla vegetazione e giunti a destinazione facciamo una pessima scoperta: abbiamo dimenticato la pala, la scopa e la paletta per togliere tutta la sporcizia presente nella cappella, dove, viste le condizioni igieniche, entrare fa un po’ schifo e inginocchiarsi per un attimo di raccoglimento e di ricordo è impossibile.

Purtroppo non è fantasia, ne tantomeno un gioco a premi. Non tutte, ma diverse zone del gran Camposanto di Messina vessano in condizioni pessime.  (VEDI LA GALLERIA DELLE IMMAGINI)

I morti non sporcano, il tempo e le intemperie fanno il loro corso, e noi vivi? Noi che dovremmo occuparci del loro ricordo e della loro commemorazione, della quale, per altro, ne abbiamo fatto una ricorrenza, cosa facciamo? Prima di fermarci a comprare un fiore per i nostri cari, cerchiamo in casa una cesoia  e prima di appoggiare il fiore sulla tomba facciamo un po’ di pulizia. Chi ci guarda, se ci guarda, non potrà che sorriderne.

(SIRO BIZZI)

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