BOLLANI AL PALACULTURA: TRA LE NOTE DEL PIU’ ECCENTRICO COMPOSITORE ITALIANO

Domenica 20 novembre mille persone hanno gremito il Palacultura per assistere a quello che si può tranquillamente definire un evento : il concerto di Stefano Bollani.

Il disagio causato dall’evidente disorganizzazione (patologica nella nostra città)  nel gestire la grande affluenza di pubblico, con decine di persone rimaste senza posto a sedere è svanito quando si sono abbassate le luci.

Ecco che quasi timidamente il compositore milanese fa il suo ingresso in sala, e subito dopo il saluto al pubblico, senza perdersi in convenevoli inizia a prendere confidenza col pianoforte e vengono fuori le prime note.

Una scaletta improvvisata la sua, che ha portato il pubblico in un viaggio tra le note newyorkesi di George Gershwin e quelle brasiliane di Antonio Carlos Jobim.

Rapito per quasi due ore di concerto il pubblico ha apprezzato, ha amato la versatilità di Stefano Bollani, il suo modo orginale di interpretare i brani dandogli quel tocco in più.

Bollani è un tutt’uno con il pianoforte, vive le note anche con la sua fisicità, lo vedi da come si muove, lo vedi dalle espressioni del suo volto, accarezza i tasti per poi pigiarli sempre più forte in un coinvolgente crescendo di sonorità.

Pizzica le corde, tamburella con il piede.

Sempre improvvisando, passa da un brano all’altro in maniera del tutto naturale.

Summertime, Someone to watch over me, But not for me di Gershwin lasciano il posto alle melodie carioche di Antonio Carlos Jobim ,  come non lasciarsi da rapire da brani com Agua de beber, Luiza o Garota de Ipanema?

Ormai completamente sciolto, Bollani munito di carta e penna gioca con il pubblico e prende le “ordinazioni” per il suo medley, divertito e compiaciuto per le richieste fattegli, si mette subito all’opera e solo come lui sa fare passa da Per Elisa, ad Astor Piazzolla (richiesta che lo diverte non avendo il publlico scelto un brano presciso del compositore argentino), al Bolero di Ravel, a volte anche suonando più melodie contemporaneamente, quasi una gara tra i diversi brani dove sembra imporsi sempre Per Elisa.

Spassosa poi la sua imitazione di Paolo Conte con la canzone Copacabana che mima alla perfezione lo stile e le caratteristiche più evidenti del cantautore piemontese.

Dirvertente anche la sua spiegazione sulla differenza tra i musicisti brasiliani e quelli europei, che a differenza dei primi riescono a conciliare il rapporto tra mente e corpo, e ne da prova esibendosi con Garota de ipanema dove a stento riesce a contenere il trasporto che gli trasmette il famosissimo successo di Antonio Carlos Jobim.

Stefano Bollani è l’esempio vivente di come attraverso la  leggerezza e l’ironia un vasto pubblico più avvicinarsi alla musica classica, prova ne è il fatto che ieri il Palacultura era gremito di giovani, anziani, bambini.

Insomma il geniale ed eccentrico compositore milanese ha sfamato per quasi due ore la voglia di cultura, la voglia di buona musica dei messinesi, troppo spesso lasciati a digiuno.

Bollani se ne va tra gli scroscianti applausi del pubblico, dopo aver regalato un viaggio indimenticabile attraverso le note del suo pianoforte. (SERENA INTELISANO)

FOTO: ENRICO DI GIACOMO

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