CHIESA, LEGALITA’ E POLITICA…A MESSINA

 

In presenza di palesi limitazioni della giustizia e dell’uguaglianza, si rende urgente il rilancio di un concetto di legalità che non si riduca alla pur necessaria osservanza delle norme giuridiche, ma implichi una nuova etica pubblica come indispensabile cornice entro cui le leggi stesse devono essere fatte e osservate. E’ quanto ha affermato il Segretario generale della Cei, monsignor Mariano Crociata, intervenendo al 35esimo convegno nazionale delle Caritas diocesane in corso a Fiuggi. Insomma, ci fosse un referendum sull’opportunità della cacciata dei corrotti, la Chiesa otterrebbe un plebiscito. Però, oggi il dato è negativo. Almeno per quanto concerne Messina. Debiti, disoccupazione, inflazione… trasparenza nei Palazzi, Legge uguale per tutti.

Senza esagerazione i messinesi mi sembrano una creatura infelice in questi anni di commissariamento politico, che adesso, all’improvviso, deve votare, scegliere, decidere il futuro… che qualcuno gli nega per manifesta incapacità di idee. Povero politico: grande, grosso e gonfiatone. Poi, d’un tratto, rinsecchito. Quindi fatto a pezzi dal mercato, dalla libera concorrenza di proposte. Chi oggi guida i Palazzi è nato male, insomma, e cresciuto peggio: gli hanno permesso di poter fare ciò che più gli garba e magari anche peggio. Votato, cacciato, ripescato, coccolato. Sei o sette volte – non si sa bene – dal novembre 2003 a oggi. E tuttavia se il punto cruciale, di fondo, incontestabile, è che la deflagrazione politica del SISTEMA MESSINA ha proceduto di pan passo con quella organizzativa, è anche vero che oggi proprio lo sfascio di organismi già bizzarri di loro può condizionare ancora di più il risultato: salvezza o bancarotta?

La Chiesa ha pure le sue colpe – se Monsignor Calogero La Piana mi consente di essere critico –: non può tuonare contro il Sistema solo perché il secondo Palazzo di Giustizia, che porta in dote sedici o diciotto milioni di euro finisce in altre mani… No, certo che no. La Chiesa ha il dovere di tuonare ogni santo giorno perché un bambino non ha le cure del caso al Policlinico o al Papardo; la Chiesa deve essere in prima fila quando la Giustizia degli uomini non è giusta come quella di Dio; la Chiesa deve bacchettare gli indegni di questo grande circo che è la politica per ricordare loro che stanno dove stanno solo per fare gli interessi dei cittadini e non del palazzinaro. Troppi guai, in ogni caso. Ma questo è un altro discorso. Qui forse vale la pena di notare quanto corre veloce il tempo, quanto sia lontano quello in cui nacque la seconda repubblica messinese (Crimi, Stagno d’Alcontres, Germanà, Briguglio, Nania, Naro, D’Alia, Lo Monte, Genovese…) quanto quel consiglione in cui già da allora non avevano trovato posto quelli che oggi spingono per trovare posto sia ormai un’altra cosa, irriconoscibile. Basta scorrere, d’altra parte, i vecchi elenchi di club service.

Ne vengono fuori, per simbolica sottrazione, categorie attraverso le quali, malinconicamente, si può addirittura ricostruire la storia di Comune, Provincia, Ato, Atm, Feluca, Amam in questi anni. Al netto delle polemiche: in passato la cosiddetta questione morale passava per il tema della legalità. Oggi questa battaglia appare ancora quanto mai necessaria, ma insufficiente. Altrimenti ci vorranno 50 anni di tragedie e ruberie per attuarla. E francamente mi piacerebbe essere in vita per vedere finalmente trionfare la politica sulla miseria umana. (ROBERTO GUGLIOTTA, imgpress.it)

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