AMARCORD: LUGLIO 2004 CICCIO MANZO INTERVISTA PIETRO FRANZA DOPO LA CONQUISTA DELLA SERIE A, L’INIZIO DELLA FINE

 

Pietro Franza, 35 anni, laurea in economia e commercio.

Insieme con la madre signora Olga ed il fratello maggiore ingegnere Vincenzo viene chiamato giovanissimo a portare avanti un patrimonio di idee e progetti creati dal padre ingegnere Giuseppe Franza scomparso quando l’attuale presidente del Messina, ancora ventunenne, frequentava l’università. Il gruppo Franza prosegue con tenacia e organizzazione imprenditoriale la strada tracciata da uno degli operatori più geniali e lungimiranti della città dell’epoca. Lo scettro delle operazioni viene assunto con tenacia e sacrificio dalla signora Olga e i figli Vincenzo e Pietro sono chiamati ad un impegno di crescita e continuità del gruppo. Non si fermano all’attività primaria di armatori che con le loro navi assicurano da anni il puntuale collegamento della Sicilia col resto d’Italia per l’attraversamento dello Stretto. Parte un progetto di espansione in vari settori e quello alberghiero viene affidato al giovane Pietro che in pochi anni si inserisce a pieno titolo nel circuito. La Framon Hotel diventa un fiore all’occhiello per l’intero gruppo Franza. Lui, Pietro Franza, resta un giovane come tanti altri. Pochi hobby e tanto lavoro. La sua famiglia, la sua barca ed il mare sembrano essere gli unici amori. Conserva il suo stile di vita di un messinese normale, limpido e disponibile, soliti amici, nessun privilegio per il cognome che porta e mai ne fa uso ed abuso nonostante i Franza vengano riconosciuti come gli imprenditori più importanti della città. Come tantissimi messinesi anche lui ha un suo amore particolare per quel mondo affascinante che un pallone di calcio crea. Al gruppo Franza vengono affidate le sorti di una squadra  di calcio che dopo la scomparsa dell’antica ACR Messina risale la corrente partendo dall’Eccellenza e collezionando promozioni su promozioni sotto la presidenza del gioielliere Emanuele Aliotta. Nel periodo di crescita i Franza accompagnano da partner di minoranza il progetto Messina. Quando poi il gioco si fa duro ed impegnativo economicamente, Pietro Franza assume le redini della società, già in serie B, e promette la serie A in pochi anni.

Il Messina targato Franza anticipa i tempi e sorprende tutti. La serie A diventa realtà il 12 giugno scorso. I giallorossi mancavano dall’olimpo del calcio da 39 anni. Ora a pieno titolo sarà una delle venti elette del calcio italiano, ma il lavoro e lo stress del giovane presidente è stato quasi disumano.

“Non sono più giovane, purtroppo, il calcio mi ha fatto invecchiare in questi pochi anni”– esordisce così Pietro Franza- “da tifoso vedevo il pallone in modo diverso, lo stress me lo procurava solo l’attesa del gol o della bella giocata dei calciatori sul campo. Da responsabile diretto di una importante squadra sto vedendo un altro calcio ed altri uomini. Tante polemiche, sospetti e veleni si sono abbattuti su una squadra, il Messina, che non rientrava fra le candidate alla promozione. E non lo dico io ma risulta, nell’ultima inchiesta sul calcio, dalle dichiarazioni di strani personaggi che già da aprile tramavano per eliminare dai giochi il Messina. E quello che più inquieta che a tenere il filo del perverso progetto possa essere stato un ex dirigente del Messina. Anche questo risulta dai verbali di intercettazione. E così il circuito infernale si è messo in moto fino a convincere anche Dal Cin che il Messina era da guardare a vista e da eliminare dai giochi promozione in qualunque modo, diffondendo indegnamente tante falsità e supposizioni . Nel calcio basta poco a far circuitare le notizie di ogni tipo. Questa sul Messina è sembrata a molti una storiellina allettante e ci hanno dato dentro fino ad arrivare al coinvolgimento di alcuni arbitri presunti amici. Tutto inaccettabile, vergognoso. Sono riusciti persino a far sospendere due giudici di gara. Addirittura si chiama in causa l’arbitro Palanca per la partita Messina-Venezia. Ma l’hanno visto tutti! Una vittoria dei miei ineccepibile, con un rigore sacrosanto, un arbitro aggredito e minacciato dai veneziani e tutta la panchina messinese vittima del raptus di Soviero”.- E’ un fiume in piena il presidente Franza- “Che dire poi della vicenda campo neutro di Bari per quella partita. Era stato deciso di giocare a Caltanissetta dagli organi competenti. Si sono opposti alcuni presidenti di squadre d’alta classifica e ci hanno spedito a Bari alle 20.30 di un sabato qualunque. E poi veleni su veleni, prima di Messina-Atalanta, prima di Messina-Fiorentina, l’inesistente caso Rezaei. Sembrava che fossimo diventata la squadra più pericolosa d’Italia sotto tutti i profili. E noi si continuava a giocare, vincere e perdere sul campo. Dovevo anche creare tranquillità attorno ai ragazzi. Ma la sfida sotterranea era già partita e dovevo dimostrare a tutti che non ero il ragazzino idealista con l’hobby del calcio ma dovevo difendere la mia società, la mia città, la mia squadra e i sacrifici di tutti che non cominciano quest’anno, tutt’altro.”

-Non riesce a dimenticare questa storia?

“Proprio no. Stavano mettendo a rischio anche l’infinita gioia per questo traguardo storico raggiunto. Resto molto arrabbiato e preoccupato. Mi chiedo se continueranno anche in serie A con i tentativi di linciaggio verso il Messina. Pensate al tipo di immagine che ci hanno costruito addosso. E chi mi assicura che i direttori di gara riusciranno ad essere sereni nel dirigere le partite del Messina in serie A? Speriamo si ritorni alla normalità. Ma io chiedo giustizia e la restituzione di quanto ci è stato tolto sul piano della credibilità. Non mi fermo certamente. E’ già pronta una denuncia alla procura con tutti i dettagli di quanto subito ed è pronto un dossier che puntualizza chiaramente i motivi per cui il Messina va risarcito dei danni d’immagine ed anche economici subiti. E non ci sono falsità nel dossier, né supposizioni ma fatti e misfatti accertati e documentati.Ho capito che non ci sono altre strade per fare calcio con correttezza e anche in futuro ad ogni attacco risponderò colpo su colpo.”

-Intanto, presidente, la serie A la state preparando con grande scrupolo?

“Certamente. Abbiamo allestito con i miei collaboratori una squadra competitiva e mantenuto un gruppo di gran valore. Noi contiamo su questo: sui valori del nostro allenatore e della nostra squadra. Poi attorno c’è una tifoseria,anzi una città intera che non ci fa mancare mai la voglia e il dovere di fare sempre meglio.”

-Obiettivi particolari per questo ritorno nel massimo campionato?

“Arrivare prima delle tre retrocesse sarà un bel traguardo. Di più non si può chiedere ma tutto può succedere. Intanto c’è da assicurare una costante stabilità economica alla società, anche attraverso progetti di marketing aziendale che sono già in corso. Ormai nel calcio, se non vuoi deludere la gente o far ridere tutti, devi inventarti nuovi modi di ricavo. Il fenomeno calcio in realtà è quello che tira di più sul piano della promozione e questo vantaggio va utilizzato al meglio.”

-Cosa chiede per se stesso alla nuova avventura?

“Per me solo serenità e quella giustizia di cui le dicevo prima. Mi piacerebbe vedere e pensare solo alle partite che vedo sul terreno di gioco, come mi accadeva da ragazzino–tifoso. Forse ormai non è più tempo ma io non mi arrendo.”

Francesco Manzo per La nazione.Firenze e QN

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