AFFIDAMENTO DEI BENI CONFISCATI ALLA MAFIA: TRE “MISTERIOSI” RINVII DALLA COMMISSIONE, PERCHE’?

 

Al terzo rinvio, i conti cominciano a non tornare. Anche perché non si hanno date sull’apertura delle tre buste arrivate in commissione per l’affidamento dei beni confiscati alla mafia. Un rinvio senza spiegazioni e a data “da destinarsi”. Perché?

Ripercorriamo brevemente la vicenda. Il 27 febbraio del 2012 è scaduto il bando per partecipare all’assegnazione di uno degli otto beni  sequestrati alla mafia e consegnati al Comune nel maggio del 2011, per essere restituiti alla collettività. Il bando era rivolto esclusivamente a comunità, enti, associazioni, organizzazioni di volontariato iscritte all’Albo dell’assessorato regionale Enti Locali o a cooperative sociali ed associazioni ambientaliste, che promuovono la cultura della legalità, dei principi della Costituzione ed il contrasto alla criminalità organizzata, e utilizzato per finalità sociali.

Alla prima seduta, il lunedì 19 marzo, le buste arrivate in commissione sono state tre. Ma quel giorno la gara non si fece, e venne rinviata, senza motivazioni ufficiali, al successivo mercoledì 21 marzo.

Un’attesa vana: perché anche nella successiva seduta, la commissione decise di non procede e di rinviare al 29 marzo, alle 10,30, nei locali del Dipartimento Patrimonio. Oggi l’ennesimo rinvio, senza spiegazioni, e soprattutto, a cui non è seguita una data.

E’ lecito chiedersi perché questi rinvii. E’ lecito chiedersi cosa si nasconde dietro l’assenza di ogni spiegazione. E’ lecito capire cosa stia aspettando la Commissione Comunale per parile le buste. E chi controlla, adesso, che quelle buste non siano manipolate?

Ricordiamo che quello in affidamento  è il primo dei beni sequestrati alla mafia e consegnati al Comune perché li ceda a scopi sociali.  Si tratta di un appartamento, al piano terra dell’isolato 22  di via Roosevelt, pal. 1, tra la Villa Dante e il Viale La Farina consegnato al Comune nel maggio dello scorso anno. L’appartamento era in uso a Letterio Sollima, cognato del boss Luigi Sparacio, di cui aveva sposato la sorella. Una casa modesta, in  una palazzina ubicata in una tipica palazzina popolare della prima metà del 900, composta da ingresso, cucina, soggiorno, due camere, disimpegno e servizio igienico.

 

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