FONTANAROSSA CHIUSA PER LAVORI, MA CONTINUA LA VENDITA DEI BIGLIETTI

 

L’Aeroporto di Catania sarà inagibile: chiude per un mese, dal 5 novembre al 5 dicembre per lavori relativi al rifacimento della pista.

E quindi, dopo i disagi causati dal fallimento della Wind Jet,  arrivano altri “guai” per quasi 500.000 passeggeri, con l’incognita di dove sarà dirottato il traffico aereo etneo, anche se le soluzioni più probabili sono gli scali di Palermo, Reggio Calabria, o Trapani.

E’ saltata infatti la possibilità di utilizzare le due piste della vicina base aerea di Sigonella, dal momento che i militari americani non hanno dato disponibilità di atterraggio agli aerei civili.

La chiusura dell’aeroporto etneo è però inevitabile, per la necessaria manutenzione per una questione di sicurezza:  l’intero sedime aeroportuale, aerostazione compresa, infatti,  è posto su un terreno argilloso con falde acquifere sotterranee, e quindi, periodicamente, devono essere effettuati gli opportuni controlli.

Claudio Melchiorre presidente dell’Adoc, fa notare come “la chiusura dell’aeroporto di Catania Fontanarossa è stata programmata da molti mesi, ma nessuno ha pensato a scrivere sui biglietti da e per Catania che l’aeroporto sarà inagibile”. “Comprendiamo le difficoltà di compagnie che hanno riaperto tratte in sostituzione di Win jet e pertanto impreparate – continua Melchiorre- ma non si possono vendere biglietti aerei per una destinazione inesistente”.

L’invito dell’Adoc è, pertanto, quello di “aderire allo sciopero dei consumatori del 19 settembre contro la benzina boicottando anche il trasporto aereo”. ”Ci hanno tolto un vettore siciliano -continua l’associazione- con compagnia che hanno bilanci nelle medesime condizioni di Win Jet, ci hanno ridotto le corse degli autobus e quasi azzerato il trasporto ferroviario, senza contare lo scandalo degli sprechi per gli scali di Comiso e Trapani”.

Nel frattempo, i vertici cercano soluzioni per arginare i disagi dei passeggeri. Quello di Catania, infatti, è il più grande scalo del Sud, un’infrastruttura a servizio di ben 7 province su 9, un’area dove risiede il 70% della popolazione regionale. Tra le soluzioni si prospetta l’utilizzo degli scali di Palermo e di Reggio Calabria. Ma a dire no sono, in particolare, i cittadini per via degli estremi disagi, delle ore e ore di transito e dei notevoli costi aggiuntivi.

Rassicurazioni giungono dal nuovo Presidente e dell’Ad della Sac, rispettivamente Giuseppe Giannone e Nico Torrisi: “‘Siamo al fianco dell’Enac, impegnata con il presidente Vito Riggio e con il ministro delle infrastrutture Corrado Passera, nella ricerca di soluzioni alternative per garantire la mobilità dei siciliani, per i quali l’aeroporto internazionale di Catania rappresenta l’unica reale infrastruttura in grado di rispondere alla domanda di trasporto da/per la Sicilia di circa 3,5 milioni di residenti”. ”Apprezziamo – aggiungono – l’interesse manifestato in questi giorni dal mondo imprenditoriale, politico e dalla società civile per individuare soluzioni alternative alla chiusura di Fontanarossa che non penalizzino la comunità e il sistema produttivo della Sicilia Orientale”.

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