IL PONTE DI CARTA SOGNATO DAL VORACE CIUCCI

 

Pietro Ciucci, l’AD di “Stretto di Messina”, che da vero boiardo di Stato, accumula anche la carica di Presidente dell’Anas, continua a mercanteggiare con il Governo Monti, segnatamente con il sottosegretario Ciaccia.

Infatti il Consiglio dei Ministri che ieri aveva approvato la norma cancella-ponte, fa subito una marcia indietro con la scusa di volere risparmiare sulla penale (300 milioni di euro) chiesti dallo stesso Ciucci per rescindere il contratto con Eurolink.

Abbiamo già scritto che, come i vu’ cumprà, l’AD della “Stretto”, parlò in un primo momento di 800 milioni di penale, poi di 400, infine dichiarò di accontentarsi di 250. Così ora , con un minuetto ben orchestrato, Ciaccia viene fuori con la storia di volere fare risparmiare lo Stato, “convincendo” Ciucci a fare uno sconto di 50 milioni di euro.

Tutta la manfrina del ricorso di Ciucci al Presidente Napolitano, (manfrina nella quale paradossalmente Ciucci nominato dallo Stato ricorre contro lo Stato) ha un preciso obiettivo: lucrare altri 250 milioni di euro dalle tasche di noi cittadini che, insieme ai circa 400  già spesi per progettare il ponte, fanno in tutto 650 milioni, buttati nelle fauci fameliche di tecnici, professionisti, progettisti, consulenti, imprenditori, per averne in cambio autentica carta straccia. Ecco la motivazione per la quale ribolle rabbia e indignazione intorno a questo ectoplasma di ponte.

Guido Signorino, economista, sostiene infatti che la penale non deve essere pagata in quanto facente parte non del contratto originale del 2005 ma di una rinegoziazione operata, dall’effervescente Ciucci, nel 2006.

Con queste e altre sacrosante ragioni, il movimento “No Ponte” nonché il Coordinamento “Cariddiscilla”, chiedono la remissione definitiva del progetto del ponte, lo scioglimento della “Stretto” e l’avvio di “veri” cantieri (diversi dagli sbandierati cantieri del manufatto stabile mai aperti) per la messa in sicurezza idrogeologica del territorio, delle colline dei torrenti, degli edifici civili e scolastici, della riqualificazione urbana delle città.

Evitando così uno sperpero gravissimo di risorse pubbliche (basti pensare che la Società del Ponte spende attualmente un milione e 200 mila euro per gli uffici di Roma e circa 200 mila euro per quelli di Messina) in un momento in cui vengono chiesti sacrifici al limite della sopportabilità a pensionati, dipendenti pubblici e imprese. (ADELE FORTINO)

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