MAFIA, OMICIDIO A BARCELLONA PG: EMERGONO NUOVI PARTICOLARI

 

                    Qualcuno lo ha già soprannominato “il primo omicidio mafioso del 2013” pensando alla probabilità che sia davvero il primo evento di questo tipo in una Sicilia ancora presa dai festeggiamenti del Capodanno.

Se così fosse si potrebbe parlare di un triste primato per Barcellona P.G., che assiste nuovamente impotente alla violenza della criminalità locale. Lo scorso 1 dicembre perse la vita il giovane Giovanni Isgrò, colpito nella centralissima via Garibaldi; e ieri, 1 gennaio, teatro di un agguato simile, sempre tra le 19 e le 20 di sera, è stata la periferica ma antica e suggestiva zona di sant’Antonino.

Parte importante di una città sorta più per unione di quartieri che per una vera e propria ordinata progettazione urbanistica, Sant’Antonino ospita uno dei luoghi religiosi più importanti del comprensorio barcellonese: il convento di Sant’Antonio, sede dei monaci francescani tanto amati da tutta la comunità.

Un amore ed un legame che fa sì che ogni anno dall’8 dicembre sino a poco dopo l’Epifania centinaia di persone, anche non fedeli, visitino il presepe animato preparato nel cortile interno, con gioia dei più piccoli che accorrono a cercare gli animali tipici, dal piccolo gregge ai famosi bue ed asinello. E ieri, in un Capodanno turbato dagli spettri della crisi, erano molte le famiglie, con decine di bambini, in fila nella Piazza del Santuario addobbata ed immersa nella frizzante aria natalizia.

Così molti hanno avvertito, scambiandoli forse per botti ritardatari, i colpi di fucile che hanno ucciso, nella attigua Via dei Vespri 173 (prosecuzione della stessa Piazza del Santuario), il pregiudicato Giovanni Perdichizzi.

La dinamica è quella da copione: due uomini irriconoscibili per via dei caschi integrali giungono a bordo di una moto di grossa cilindrata nei pressi del locale dove intendono colpire, magari dopo aver seguito la vittima nei suoi vari spostamenti in mezzo ad una folla la cui presenza non ha fatto minimamente rimandare l’agguato.

Giovanni Perdichizzi, detto “U Spinaciu”, è stato ucciso nel conosciutissimo Bar Pasticceria Jolly, da sempre suo luogo di svago nonostante egli fosse di un altro quartiere, il non lontano “Santa Venera”, in un momento in cui era unico cliente perché gli avventori abituali erano impegnati in saluti ed auguri nei pressi della Chiesa sorgente neanche duecento metri più avanti. Dopotutto erano le 19:30 circa, momento in cui qualcuno esce dalla funzione religiosa e qualcun altro torna a casa dopo il pranzo coi parenti. I killer hanno dunque potuto agire indisturbati: uno dei due, sceso dalla moto ed entrato nel locale, ha esploso due colpi di fucile a pallettoni colpendo il quarantunenne al torace ed alla nuca, senza dargli neppure il tempo di reagire; subito dopo, vistolo morto, è tornato dal compagno dileguandosi nelle anguste e labirintiche vie del borgo.

L’arma è alquanto curiosa ed attualmente ha tutta l’attenzione degli inquirenti che indagano partendo dai pochi elementi in loro possesso. Perché un fucile così ingombrante ed un po’ retrò, più adatto ad una caccia grossa che ad un moderno agguato? Infatti nel passato era molto usata, nelle sue numerose varianti, ma oggi sarebbe più pratica, anche per non dare nell’occhio, un’arma leggera e più adatta ad esecuzioni a breve distanza. Come se si volesse dare un messaggio ben preciso, perché due esecutori così freddi ed organizzati probabilmente sono “professionisti” avvezzi anche ad altri ferri del mestiere.

 

Qualcuno già parla di un possibile regolamento di conti, con “metodi e strumenti tradizionali”, all’interno della consolidata e gerarchizzata cosca barcellonese, eventualità che porterebbe ad escludere la tanto temuta guerra tra bande rivali. Un “rinnovamento” dall’interno dunque? L’ipotesi di tanti sarebbe questa, mentre le forze dell’ordine non rilasciano al momento dichiarazioni scavando nel passato della vittima conosciuta negli ambienti giudiziari.

Difatti da giovane Giovanni Perdichizzi era stato più volte indagato per rapina e spaccio di droga, ritenuta anche persona vicina ad ambienti malavitosi locali. Da quel lontano inizio, si parla di più di venti anni fa, ad oggi non si sa molto di certo, se non che l’uomo avrebbe scalato i vertici della manovalanza criminale divenendo, secondo alcuni collaboratori di giustizia, il “killer dei Barcellonesi”, ovvero l’ideatore e/o esecutore di molti crimini dell’area, primo tra tutti il duplice omicidio Iannello-Benvegna del 17 dicembre 1992.

Non è la prima volta che la mafia barcellonese colpisce in periodo natalizio, insanguinando le feste di una comunità che sembra non trovare ancora il modo migliore per reagire: poco dopo il suddetto attentato del 1992 si ebbe l’altrettanto triste agguato al giornalista Beppe Alfano (8 gennaio 1993) del quale proprio in questi giorni si sta preparando la commemorazione per il ventennale.  Perdichizzi inoltre, arrestato e poi rilasciato nel corso dell’operazione antimafia “Mare Nostrum” (1994), indagato per la recente indagine antiracket “Mustra” e sospettato di possibili coinvolgimenti nella famosa “Gotha” che ha visto l’arresto del cugino Ottavio Imbesi, si preparava a comparire in tribunale il prossimo 23 gennaio per l’avvio del processo contro lui ed i presunti complici del “Mustra” stesso. Una importante comparsa, quindi, in quasi tutti i processi criminali della città, non ultimo il noto attentato all’auto personale del direttore commerciale del gruppo alimentare “Sigma”, Giuliano Gentile. Nella città se ne parlò per parecchio tempo dato che Perdichizzi stesso ne era impiegato, addetto al trasporto merci tra i magazzini ed i vari punti vendita del gruppo Bonina. Ma chi e cosa fosse veramente Giovanni Perdichizzi non è dato saperlo, dato che a suo carico non si sono mai trovate prove.

Stamane il quartiere appariva deserto, con gli abitanti che si riunivano negli altri bar per commentare l’accaduto, guardando i sigilli imposti al “Jolly” e domandandosi dove verrà analizzata la salma e quando tornerà alla famiglia; alcuni bisbigliavano che ci sarebbe da sperare in una “chiusura dei conti” e nel ritorno di una tranquillità che però, a questo punto, è soltanto apparente.

Per il 2013 altri invece sperano in una definitiva risoluzione del problema mafia, discutendo con chi meno ottimisticamente augura semplicemente la fine di una striscia di sangue che getta sconcerto sull’intera città.

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