TREMANO I NEBRODI: LA SCOSSA PIU’ FORTE DI MAGNITUDO 4.3, PAURA TRA LA POPOLAZIONE

 

“Da anni non si sentiva una scossa così”. Queste le parole degli abitanti dell’area colpita dal terremoto di magnitudo avvenuto sui Monti Nebrodi alle 8,50 del 4 gennaio: ”una zona sismica, nella quale terremoti di magnitudo compresa fra 4 e 4,5 non sono certamente una sorpresa”, ha osservato il presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), Stefano Gresta.

L’epicentro è stato localizzato nelle province di Messina e Catania, a 10 chilometri di profondità tra San Teodoro, Cesarò e Maniace, ma si è avvertito sensibilmente in tutti i paesi dei Nebrodi e perfino nel capoluogo etneo. Altre nove scosse di magnitudo compresa tra 2 e 2.8 si sono registrate, tra le 9 e le 13, ma è probabile che la terra tremerà ancora nelle prossime ore.

Il terremoto è stato abbastanza superficiale, e ”a partire dal 31 dicembre – ha aggiunto Gresta – il terremoto è stato preceduto da scosse percepite a livello strumentale, di magnitudo intorno a 1, ed è stato seguito da alcune repliche di magnitudo inferiore a 3”. Sulla base della carta di pericolosità sismica, ha proseguito Gresta, il terremoto è avvenuto in una zona nella quale ”lo scuotimento del suolo previsto è compreso fra 0,15 e 0, 175: non altissimo, quindi, ma nemmeno tra i più bassi”.

A spiegare la sismicità dell’area colpita dal sisma è, secondo i geologi, la sua posizione. L’area dei Monti Nebrodi potrebbe essere infatti la zona di contatto tra la placca africana, che spinge verso Nord-Est, e la placca euro-asiatica.

Per il geologo Carlo Tansi, dell’Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr), non ci sono elementi per prevedere l’evoluzione della situazione dopo il terremoto nell’area dei Monti Nebrodi: ‘’non si comprende se si e’ giunti alla rottura finale della faglia o se il fenomeno e’ ancora in evoluzione’’.

‘’Negli ultimi anni – ha aggiunto – si sta assistendo ad una recrudescenza della sismicità in tutta Italia, con un chiaro incremento lungo la fascia di contatto fra la placca africana e quella europea’’. E’ una zona molto estesa e dall’andamento curvilineo, ha spiegato, che si estende dalla provincia di Messina all’intera Calabria e al Pollino, percorre parte dell’Appennino fino alla zona dell’Aquila e alla Pianura Padana. In tutta quest’area la placca africana e quella euro-asiatica si avvicinano alla velocita’ media di 7 millimetri l’anno: ‘’elevatissima dal punto di vista geologico’’.

Lungo quest’area le rocce si deformano e si rompono lungo le faglie, dando origine a terremoti anche violenti. A questi terremoti superficiali, prosegue il geologo, si sommano i terremoti molto profondi (fino a 700 chilometri), dovuti allo scivolamento della placca africana sotto quella europea.

Il terremoto di questa mattina pare non abbia fatto registrare danni alle abitazioni o ai monumenti, né risultano feriti tra la popolazione, anche se la paura è stata molta.

Nelle ultime ore hanno tremato anche le isole Eolie e Ustica. Ieri sera tre scosse sono state registrate in mare al largo di Salina e Lipari, la più forte di magnitudo 2.7 pochi minuti dopo le 20. Mentre una scossa di magnitudo 2.4 si verificata al largo di Ustica alle 20,52. Infine, all’alba di oggi un altro terremoto di 2.4 ha interessato la costa messinese al largo di Milazzo.

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