FONDO BASILE: DOPO LO SBARACCAMENTO IL NULLA, RUSSO (V CIRCOSCRIZIONE) FA APPELLO AL PREFETTO

 

Gli alloggi ci sono, ma le famiglie assegnatarie dal 2011 sono ancora dentro le baracche. Il risanamento di Fondo Basile, nel rione Giostra, prosegue a rilento, anche se lo scorso 4 marzo è stato comunicato dal Comune il trasferimento di somme all’IACP per interventi di risanamento delle aree degradate.  In particolare per il progetto per la costruzione di un Parco Urbano e recupero preesistenze architettoniche ex villa De Gregorio a Fondo Basile – ambito B, due gli importi accreditati per 280 mila euro e 120 mila euro.
Ma resta il fatto che dopo l’abbattimento di undici baracche situate all’interno di questo Fondo di risanamento, che si protrae da quasi due anni,  ad oggi non c’è soluzione per le famiglie assegnatarie degli alloggi popolari, realizzati ma non resi fruibili.

A ripercorrere la vicenda il presidente della V Circoscrizione Alessandro Russo, che ha inviato una missiva al Prefetto Trotta, per metterlo a conoscenza della vicenda e facendo appello “alla sua riconosciuta capacità di intervento per la giustizia e la legalità, affinché possa essere al più presto individuata una via d’uscita a questa kafkiana vicenda amministrativa”.

“Nel corso di questo ultimo anno – ricorda Russo –  le baracche all’interno delle quali i nuclei familiari ancora vivono si sono ammalorate e – come ampiamente verificato durante un recente sopralluogo tecnico svoltosi dallo IACP e dalla V Circoscrizione (1.03.2013) – non sono più in condizioni di vivibilità: numerose le infiltrazioni d’acqua dai soffitti, insalubri gli ambienti, indegni gli spazi a disposizione per famiglie con persone anziane e disabili costrette ancora a permanere in questi anguste stamberghe. A queste considerazioni, si aggiunga che le famiglie interessate, prevedendo lo spostamento verso le nuove abitazioni – ritenuto a brevissimo giro di tempo – non hanno più proceduto ad una accurata manutenzione delle baracche, poiché saggiamente non ritenevano di dover più continuare a viverci”.

Russo ricorda che in base alla legge regionale 10/1990, all’art. 9, cc. 1, 2 e 3 lo IACP è obbligato a demolire ed eliminare, o in subordine a rendere inutilizzabili, le baracche che si vanno liberando nel processo di edificazione dei nuovi alloggi popolari di risanamento. Ma così non è stato a Fondo Basile, nonostante nell’ottobre 2011 (determina sindacale 133) l’Amministrazione comunale di Messina procedeva all’assegnazione di dodici alloggi popolari, realizzati dallo IACP individuando i nuclei familiari aventi diritto all’assegnazione.

“Tuttavia, dal momento dell’assegnazione ufficiale, i nuclei familiari non poterono trasferirsi nelle nuove abitazioni, e restarono a vivere nelle baracche di Fondo Basile, per vicissitudini legate ad un’occupazione abusiva degli alloggi (febbraio – maggio 2012) e successivamente per lavori di riparazione da parte dello IACP, che tuttavia ancora nel gennaio di quest’anno non erano stati ultimati.

Ad oggi, pertanto, i nuclei familiari assegnatari legittimi non sono nelle condizioni di vivere nelle nuove dodici abitazioni realizzate; va sottolineato in questa sede, Eccellenza, come le famiglie interessate si siano comportate con il massimo senso civico e con il più ossequioso rispetto delle Istituzioni, in questi anni, nonostante le incredibili lungaggini delle burocrazie degli Enti interessati (IACP e Comune di Messina). Nessun gesto eclatante, nessuna protesta ufficiale,  solo paziente attesa che la controversia complessiva si potesse risolvere.

Orbene, la determina sindacale 133/2011, impone ai nuclei assegnatari di custodire fino al momento della demolizione le rispettive casette o baracche, al fine di evitare occupazioni abusive da parte di altri nuclei familiari. Logica e comprensibile, detta prescrizione, seppure da contestualizzarsi nei brevi tempi tecnici che servirebbero a consegnare l’alloggio e a spostarvi la residenza, ragionevolmente non più di un mese.

Da quella assegnazione sulla carta, invece, sono passati quasi due anni, e le famiglie interessate vivono ancora in baracca, nonostante siano pronti i nuovi loro alloggi a pochi metri di distanza. Dei nuovi alloggi sono custodi, e non possono trasferirsi a viverci poiché se dovessero lasciare le loro baracche, che come si è detto sono ormai invivibili per stessa ammissione dello IACP, sarebbero ritenuti responsabili per eventuali intromissioni abusive.  Queste famiglie vivono nell’attesa che lo IACP avvii lo sbaraccamento delle baracche: attività, questa, che ad oggi incomprensibilmente non è stata neppure programmata. Queste famiglie vivono in un incredibile limbo dantesco, surreale, grottesco e frutto di una incapacità amministrativa a individuare al più presto soluzioni ragionevoli.

Così stando le cose, come V Circoscrizione si è sollecitata l’indizione di una Conferenza dei Servizi, tenutasi in data 12.03.2013 presso il Dipartimento Risanamento Urbano del Comune di Messina, a cui ha preso parte anche lo IACP, con il suo responsabile tecnico, ing. Achille D’Arrigo.  Sollecitato sul perché lo IACP ancora non avesse avviato lo sbaraccamento delle undici baracche interessate, rispondeva che per tutto il 2013 le risorse a disposizione nei relativi capitoli di bilancio erano terminate e che pertanto si sarebbe dovuto attendere ancora molti mesi prima di poter avviare le attività di resa inutilizzabile delle baracche di Fondo Basile interessate. Inoltre, alla medesima Conferenza dei Servizi, si veniva a sapere che i fondi in bilancio dello IACP effettivamente esistono, ma sono presenti in altri capitoli e non in quello interessato allo sbaraccamento, e richiestogli circa la possibilità di poter chiedere ai vertici dello IACP uno storno tra le voci da autorizzare sulla base della oggettiva condizione di emergenza ed urgenza delle undici famiglie interessate, in considerazione della esigua entità della somma prevista per rendere inutilizzabili le baracche, l’ing. Achille D’Arrigo rispondeva che tale storno non sarebbe mai stato autorizzato”.

Il Presidente Russo sollecita il Prefetto “perché riteniamo  – si legge in un documento – della massima ingiustizia obbligare ancora per chissà quanto tempo, dopo attese e graduatorie ultratrentennali,  dodici nuclei familiari a vivere in condizioni insalubri ed indegne, dentro baracche fatiscenti, quando sono pronti gli alloggi popolari realizzati per loro e soltanto per obbligarli ad una “custodia” delle baracche che si va prolungando irragionevolmente negli anni. Da poche settimane a quasi due anni. E con la previsione, vista la asserita incapacità di risorse da parte dello IACP, di rimanervi ancora a lungo.

Alloggi pronti, ma cittadini costretti a vivere in una baracca da custodire  perché lo IACP non riesce ad individuare quelle minime risorse per assicurare l’abbattimento o la resa inutilizzabile delle casupole”.

 

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