CASSATA LASCIA LA TOGA: SU DI LUI PENDEVANO DUE PROCEDIMENTI DEL CSM PER INCOMPATIBILITA’

 

Antonio Franco Cassata, di recente condannato in primo grado per diffamazione pluriaggravata ai danni del prof. Adolfo Parmaliana, morto suicida il 2 ottobre del 2008 a causa delle persecuzioni giudiziarie perpetrate nei suoi confronti da una certa magistratura messinese-barcellonese, ha lasciato la magistratura.

Il Csm  nei  confronti dell’ex  procuratore generale di Messina, aveva aperto ben due procedimenti per incompatibilità: uno immediatamente successivo alla condanna inflittagli dal giudice di pace di Reggio Calabria e uno per una vicenda che riguarda il figlio dell’ex alto magistrato, Nello Cassata (avvocato), indagato dalla procura di Barcellona Pozzo di Gotto per associazione a delinquere finalizzata alla truffe assicurative.

Una carriera conclusa dopo 48 anni, in cui si sono svolti numerosi processi di criminalità organizzata di cui ha rappresentato l’accusa in appello, come  “Peloritana 1” e “Peloritana 2” sulla mafia messinese o il “Mare nostrum” e la “Icaro-Romanza” sullle organizzazioni mafiose della zona tirrenica e nebroidea.

Originario di Barcellona Pozzo di Gotto, Cassata fu nominato magistrato nel 1971, nel 1980 consigliere d’appello, e poi nel 1986 consigliere di Cassazione. Nel corso della sua lunga carriera ha retto la Procura generale di Messina in qualità di membro anziano nel 1999, tra il 2004 e 2005 e anche nel 2008.

Fino alla condanna per diffamazione dal giudice di pace di Reggio Calabria, Lucia Spinella che dopo un controverso processo ha riconosciuto il reato  compiuto nel 2009, quando Cassata diffuse un dossier anonimo, ma a lui ricondotto, contro Adolfo Parmaliana, esponente dei DS nel comune di Terme Vigliatore (nel quale fu anche in corsa per la carica di sindaco) suicidatosi l’anno precedente. Al procuratore è stata comminata una multa di 800 euro, più un risarcimento per la famiglia di Parmaliana.

Un magistrato ritenuto “infedele” dal Presidente  della Commissione Antimafia Europea Sonia Alfano, che lo scorso febbraio ne aveva chiesto  il trasferimento in una lettera inviata al CSM:  “non soltanto per l’incompatibilità generata dalle indagini a carico del figlio (per associazione a delinquere finalizzata alle truffe assicurative), ma per fatti ancor più gravi.”

Cassata ha preferito non aspettare le decisioni del CSM, ritirandosi 12 mesi prima della scadenza naturale dell’incarico ministeriale.

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