CASTROREALE: INCENDIATA L’AUTO DEL SINDACO, ARRESTATO L’ESECUTORE

 

Il sindaco di Castroreale, Alessandro Portaro, continua a non darsi spiegazione circa l’attentato subito nella notte di ieri, 18 aprile: qualcuno ha dato fuoco alla sua auto mettendo a rischio altre vetture parcheggiate nelle immediate vicinanze. La Fiat Panda di sua proprietà si trovava infatti in pieno centro, tra il Liceo delle Scienze Sociali (ex Magistrale) ed il Municipio. Per tutta la mattinata le forze dell’ordine hanno condotto indagini serrate che hanno portato, pochissimo tempo fa, ad un arresto.

Si tratta di un 42enne Barcellonese, Antonino Foti, riconosciuto, pare, dalle immagini di un gruppo di telecamere a circuito chiuso piazzate in luoghi circostanti quello del rogo. L’uomo è un venditore ambulante abbastanza conosciuto nella città del Longano ed i carabinieri sono andati a prelevarlo sul posto di lavoro. Trattenuto dall’arma verrà adesso ascoltato dal proprio legale in attesa del giudizio per direttissima.

Sul movente non trapelano notizie così che adesso le città ad interrogarsi sono due: Castroreale e Barcellona. Quest’ultima in particolare si trova nuovamente coinvolta, proprio malgrado, in una pagina di cronaca; non senza conseguenze sociali. Sempre più tangibile, infatti, lo stato di stress psicologico tra la popolazione che rischia così di cadere in un panico diffuso che dovrebbe essere maggiormente previsto e valutato dagli organi competenti.

Sulle stesse pagine dei social network, confusi ma pur sempre in parte validi rivelatori di fenomeni e comportamenti sociali, si leggono post come questo: 
“E nel silenzio della notte sentire almeno due volanti con sirene spiegate nelle vie del centro che si fermano, spengono le sirene e ripartono con gran velocità riaccendendole: retata ,inseguimento notturno? Boh, e adesso mentre scrivo un botto secco: uno sparo ? Ascoltare i suoni di questa nottata non mi fa conciliare il sonno.  Ma ke … succede la notte qui ?”
Il cambiamento tra la sera di Capodanno ed oggi è sotto gli occhi di tutti coloro che vogliono vederlo: in quel tardo pomeriggio che ha visto l’uccisione di Giovanni Perdichizzi, nel quartiere Sant’Antonino, molte sono state le persone che, sentiti i colpi di pistola, hanno tranquillamente pensato a botti festivi.

Oggi la situazione, se vi si fa caso, è rovesciata: quello che potrebbe essere anche soltanto un botto diventa un possibile colpo d’arma da fuoco. 
Tutto ciò è sintomo di uno stato di tensione che sta colpendo la popolazione barcellonese a tutti i livelli. 
L’attuale amministrazione barcellonese ne è consapevole e cerca di farsi vedere non soltanto vicina alle vittime ma pronta a deprecare gli esecutori dei vari crimini sinora registrati, facendosi sentire presente e forte. Ciò però a lungo andare potrebbe non essere sufficiente, ed è proprio su questo che contano coloro che nella paura costruiscono il proprio potere. La microcriminalità, certo, è un fenomeno che interessa tutta la nazione ma in contesti particolarmente delicati come quelli della fascia tirrenica messinese dovrebbe forse essere affrontato con maggiore impegno su tutti i fronti ,per evitare il ripetersi di eventi luttuosi come quelli di un passato anche troppo recente. Questo nuovo incendio forse non avrà nulla a che fare con la malavita organizzata ma è ugualmente sintomo di un malessere che colpisce anche persone comuni, svelando un pericolo più subdolo perché meno conosciuto e prevedibile. C’è da chiedersi insomma cosa abbia spinto un tranquillo ambulante ad incendiare l’auto del sindaco di un’altra città mettendo in subbuglio due cittadinanze. Dopodichè, trovata una possibile risposta, sarebbe da analizzarne con attenzione le possibili cause prevenendo paure collettive o atti emulativi. 

 

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