SERIE A, IL PUNTO: NAPOLI E PALERMO A FIL DI SIRENA, IL MILAN CADE ALLO STADIUM E ADESSO TEME LA VIOLA

 

Meno cinque. Tante le giornate che mancano alla fine della Serie A Tim 2012-13. Ma da qui al 19 maggio l’insindacabile giudice erboso e rettangolare dovrà ancora emettere parecchie sentenze, vedremo quali analizzando nel dettaglio quanto accaduto in questo trentatreesimo turno. 
Iniziamo dai verdetti pressoché definitivi, cui manca soltanto il conforto della matematica per indossare l’abito dell’ufficialità. La Juventus vince il suo secondo scudetto consecutivo, il Napoli si impone nel ballottaggio per la piazza d’onore che vale l’accesso diretto in “Coppa dei Campioni”-concedeteci l’anacronismo, nostalgia canaglia- e il Pescara retrocede in serie B dopo una sola effimera stagione nell’olimpo dei grandi. Muovendo da questi capisaldi faremo il punto anche sulla bagarre europea e sulla lotta per non retrocedere. 
Juventus-Milan rappresentava indubbiamente il match clou del weekend, tanti i paesi collegati in tutto il mondo che, ancora una volta, son rimasti delusi da una sfida di cartello del nostro campionato. L’Italia non é l’Inghilterra, si sa, sullo spettacolo vince sempre il tatticismo esasperato e così, dal grigiore di una serata non indimenticabile, deve sbucare il protagonista inatteso Marco Amelia. L’episodio che risolve la classica partita incanalata sullo 0-0 lo genera lui, uscendo a valanga su Asamoah lanciato a rete. Dal dischetto Arturo Vidal estirpa le ragnatele annidate sotto l’incrocio e fa scattare il count-down scudetto. Sempre calendario alla mano, i conti della settimana scorsa si rivelano attendibili: il 5 maggio dovrebbe essere il D-Day, con buona pace di Manzoni e Napoleone sempre più ammantati di bianco e nero e oscurati da Antonio Conte, che nel 2002 esultava (vedi Youtube) alla faccia di Materazzi e l’anno scorso dormiva il suo ultimo sonno prima del trionfo di Trieste. Anche per quanto riguarda il Milan sette giorni fa eravamo stati profetici: a Boateng e compagni non resta che guardarsi le spalle dall’assalto della Fiorentina, che adesso sogna concretamente quel sorpasso Champions che potrebbe clamorosamente vanificare lo splendido girone di ritorno disputato dalla banda di Allegri, costretta allo stop dalla capolista dopo ben 14 risultati utili consecutivi.

Ride invece il Napoli che, grazie alla rete del 3-2 realizzata allo scadere dal guaglione Lorenzo Insigne, supera un ottimo Cagliari iscrivendo più di un’ipoteca sul secondo posto, ormai blindatissimo dopo le paure degli ultimi tempi. Per gli azzurri adesso però arriva il difficile: anche la mamma di Cavani ha confermato che il figlio lascerà a fine stagione. Riconfermarsi ad altissimi livelli senza il Matador non sarà facile per la società di De Laurentiis, che dovrà investire al meglio il munifico ricavato della cessione del suo fuoriclasse.

Rimanendo in ambito europeo, la volata per il terzo posto come detto é già partita, con i viola di Montella che hanno preso la ruota dei rossoneri, portandosi ad un solo punto grazie al rocambolesco successo conseguito tra le mura amiche contro il Torino, al termine di una sfida epica -con temporanea rimonta di 3 reti annessa- decisa dal comprimario Romulo, autore del 4-3 finale ad una manciata di minuti dalla fine. 
Scendendo di un gradino si apre la parentesi Europa League. Allo stato attuale, dal quinto all’ottavo posto, la graduatoria recita così: Inter 53, Roma 52, Udinese e Lazio 51. Una di loro, forse due a seconda dell’esito della finale di Coppa Italia (che potrebbe portare indirettamente a promuovere anche la sesta classificata), farà compagnia alla quarta nella meno nobile delle competizioni continentali. 
Respirano i nerazzurri che, sempre più decimati dagli infortuni,  la spuntano sul Parma grazie a un gol dello stagionato Tommaso Rocchi, prelevato a prezzo di saldo lo scorso gennaio dalla Lazio. E proprio i biancocelesti sembrano i più precari nell’agone tra le quattro compagini. Nello scontro diretto di sabato ad Udine, risolto dall’ennesima prodezza di Totò Di Natale, gli uomini di Petkovic hanno rimediato infatti l’ennesima batosta di un girone di ritorno da dimenticare: scommettere su una loro qualificazione -ad oggi-sarebbe impresa ardua, ma nei 450 minuti restanti può comunque succedere di tutto. 
Attraversando adesso il Tevere, i giallorossi di Andreazzoli sprecano all’Olimpico il bonus Pescara, non riuscendo ad andare oltre l’1-1 contro gli abruzzesi che, salvati a più riprese dal redivivo Pelizzoli, dimostrano di voler onorare la maglia fino all’ultimo minuto di questa sventurata annata, iniziata male con la mancata sostituzione dei giovani trascinatori Verratti, Immobile e Insigne, e finita come da copione, ossia con l’immediato ritorno tra i cadetti. 
Venendo infine alla zona calda, nel borsino della salvezza riprende quota il Palermo, unica formazione delle tre duellanti a non uscire con le ossa rotte da questa giornata di campionato. Al contrario, nel gol di Josip Ilicic al 94′, valso il pareggio nell’infuocatissimo derby del “Massimino” contro il Catania, c’é tutta la voglia di difendere la serie A da parte di una squadra rinfrancata dal ritorno in panchina di Giuseppe Sannino. Una contesa bellissima quella per la permanenza, un continuo valzer sulle montagne russe che adesso vede psicologicamente più in a rischio Siena e Genoa che, rispettivamente contro Chievo e Atalanta, sciupano malamente l’opportunità casalinga concessa loro dal calendario. Vedremo cosa succederà domenica prossima: altro giro, altra corsa, ma più diminuiscono le gare più la tenuta nervosa diventa fondamentale. Non si sono fatte male invece Bologna e Sampdoria, che nel pomeriggio del “Dall’Ara” si accontentano del punticino che va benissimo ad entrambe.(JODY COLLETTI)

 

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