UN MESSINESE A PERUGIA: CRONACA DEL FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL GIORNALISMO

Si è conclusa il 29 aprile la settima edizione del Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia. Cinque giorni ricchi di eventi con giornalisti celebri provenienti da tutta Italia e da tutto il mondo. Tra i temi principali affrontati nei vari “panels”, sicuramente l’utilizzo dei social network nel mondo del giornalismo ed il femminismo.

Già nella prima mattinata della manifestazione (organizzata da Arianna Ciccone e Chris Potter), quella di mercoledì 24 aprile, spicca l’evento sulla precarietà dei giornalisti italiani, con Ciro Pellegrino di fanpage.it. Successivamente i direttori di Metro, Leggo e Piacere Magazine hanno parlato della crescita della Free Press. Con Dennis Redmont e Fabrizio Goria (Linkiesta) si è parlato del rapporto italiano fra giornalismo e Twitter. Nel pomeriggio il grande atteso era Matteo Renzi, il quale ha dato forfait all’ultimo minuto a causa degli impegni interni con il Pd dopo l’incarico presidenziale affidato ad Enrico Letta. Nell’incontro su Internet e politica non mancano però Beppe Severgnini, Anna Masera de “La Stampa” e direttamente dal New York Time, Aron Pilhofer. In collegamento via Skype presente anche Kevin Bleyer, l’autore dei discorsi di Barack Obama. La serata è dedicata prima ad Ezio Mauro (La Repubblica) che ha parlato di internet, politica ed informazione, seguito da Concita De Gregorio (La Repubblica), nell’incontro dal nome “Storie di un’Italia che maledica”.

Giovedì 25, dopo la rassegna stampa di Luca Bottura (Radio Capital), Alma Maria Grandin del Tg1 insieme ad altri illustri ospiti parla della redazione online del telegiornale del primo canale e del cambiamento che internet ha portato nel mondo del giornalismo.  Come si copre una notiza “live”? Ne hanno parlato Cinzia Bancone (Rai 3), Celia Guimaraes (Rai News) ed Alberto Puliafito (blogo.it). Per il concorso “Una storia ancora da raccontare”, dedicato quest’anno a Walter Tobagi, era presente la sorella del compianto giornalista, Benedetta. Arriva poi il momento dello storico giornalista sportivo Gianni Mura, il quale racconta il suo difficile/impossibile rapporto col web nell’era in cui la carta sembra scomparire: “Al Tour de France – ha detto Mura – fra 600 giornalisti io ero l’unico a scrivere a penna gli articoli”. Speaker delle più note radio private hanno spiegato come l’antico mezzo si integra perfettamente oggi con internet. In serata l’attenzione è rivolta a Riccardo Iacona (presadiretta, Rai 3) per il panel “Donne, uomini e maltrattamenti: l’Italia del femminicidio”.

Venerdì 26 tocca ancora a Beppe Severgnini ed alla sua dissacrante rassegna stampa insieme a Bill Emmott. Importanti i panels anche sulla questione israelo-palestinese e sulla primavera araba. Nel pomeriggio Bice e Carla Biagi, ricordano il padre Enzo, insieme a Vittorio Zucconi de La Repubblica. Per gli appassionati di calcio era da non perdere l’evento con Gianluca Di Marzio (Sky), John Foot (University College London), Pierluigi Pardo (Mediaset), Mario Sconcerti (Corriere della Sera) e Gianni Valenti (La Gazzetta dello Sport): tema principale: il calcio ed il giornalismo nell’era dei social network. In serata, al Teatro Morlacchi, arriva prima l’attesissimo Marco Travaglio, insieme a Lirio Abbate. Subito dopo, l’attore Paolo Rossi e Gian Antonio Stella (Corriere della Sera) hanno parlato di Burocrazia.

Sabato 27 ancora spazio ad internet e giornalismo: Anthony De Rosa (Reuters) ed Aron Pilhofer (NYT), tra tanti altri, raccontano come sono state raccontate in diretta alcune tragedie come quella recente di Boston e quella dell’uragano Sandy. Spazio anche a Lucia Annunziata ed al suo Huffington Post, mentre nel tardo pomeriggio è esilarante l’incontro con Fulvio Abbate di Teledurruti e Pietrangelo Buttafuoco del “Foglio”: una satira tutta Made in Sicily. Due grandi eventi chiudono la serata: Lirio Abbate (L’espresso) insieme a Piero Melati (La Repubblica) e Pif (Mtv, il testimone) parlano di donne e ‘ndrangheta. Poco dopo, al Teatro Morlacchi arriva lo scrittore Saviano con il suo libro “zerozerozero”.

Tre gli eventi clou dell’ultima giornata del Festival, domenica 28. Aprono alle 12 Claudio Bisio e Michele Serra con il panel dal nome “Dialoghi sui diritti, bambini ed Unicef. Ma non solo”. In serata lo scrittore Gianluigi Nuzzi ha parlato di Vaticano: “due Papi, mille silenzi”. Ma il Festival si chiude con uno degli eventi più attesi, scosso da alcune proteste. La blogger cubana Yoani Sanchez, famosa per la sua forte critica al governo cubana, ha visto la sua conferenza interrompersi momentaneamente per l’irruzione in sala di alcuni “Castristi”, con tanto di bandiere, i quali hanno protestato con cori e lancio di dollari finti con all’interno la faccia della stessa Sanchez, accusata di essere una mercenaria, pagata dagli Stati Uniti, per incitare alla violenza contro il regime di Fidel Castro. Dopo l’intervento della furibonda fondatrice del Festival, Arianna Ciccone, i castristi sono stati cacciati, anche se qualcuno è riuscito a rimanere all’interno della sala, cercando di destabilizzare nuovamente la situazione al momento delle “domande dal pubblico”. La Ciccone è intervenuta nuovamente per interrompere le domande (più che altro monologhi critici) alla Sanchez. Le proteste sono continuate fuori dalla sala, in Piazza IV Novembre, con i castristi intervistati da giornalisti e volontari del festival. Molti di essi hanno criticato la Sanchez, definendola bugiarda, mentre altri si sono scagliati contro l’organizzatrice del Festival, minacciandone la denuncia per motivi poco chiari.

Il finale turbolento non macchia però per nulla una manifestazione strepitosa, organizzata perfettamente dalla coppia Ciccone – Potter e gestita benissimo dallo staff. Quelli citati sono solo alcuni dei tanti interessanti appuntamenti che hanno avuto luogo a Perugia, ma purtroppo assistere a tutti era impossibile. Per chi, come il sottoscritto, ha vissuto il Festival come “volontario”, le emozioni sono state immense: partecipare ad incontri importanti sul giornalimo, la passione comune di tutti i partecipanti; essere in contatto con i più grandi rappresentanti italiani (e non solo) del giornalismo con la possibilità di intervistarne alcuni; lo “scambio culturale” avvenuto tra i volontari stessi, provenienti da  tutta Italia e da tutto il mondo, ha contribuito all’aggregazione di tanti, tantissimi ragazzi che hanno un sogno. Quello di poter svolgere il proprio mestiere, il proprio sogno, senza l’aggiunta dell’etichetta di “precari”. Viva il Festival, viva Perugia, viva il giornalismo. (SIMONE INTELISANO)

Nella foto (di Daniela Buglione) i volontari del Festival Internazionale del Giornalismo 2013.

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